XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Ml 3,19 – 20a ; Dal Salmo 97 (98) ; 2Ts 3,7 – 12
LC 21, 5 – 19

TEMA: Venuta

• In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio che era ornato di belle pietre e dei doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Ancora una volta c’è questo stridente contrasto tra ciò che vede Gesù e ciò che vedono gli altri. Con la vedova al tempio Gesù vede il cuore, gli altri vedono la consistenza dell’offerta. Gli astanti vedono il presente del tempio, il suo stato attuale e restano ammirati. Gesù vede di questo luogo sacro il suo futuro immediato ed è un futuro di distruzione, di catastrofe, di rovina eterna. Niente di quanto s’innalza resterà in piedi, neanche vi resterà una pietra su di un’altra. Ci sarà pertanto una distruzione totale. Naturalmente se cade il tempio, cadrà di conseguenza anche Gerusalemme, di cui il tempio è il simbolo, il cuore.
Anche questa è la specificità di Gesù, la visione del futuro di uomini e di cose. L’uomo vede l’esterno, vede il presente, il futuro può soltanto immaginarselo, mai potrà vederlo, perché il futuro appartiene solo a Dio ed egli non lo svela a nessuno. Può tuttavia invitare ad intraprendere una strada diversa di quello che l’uomo oggi pensa sia la sua via buona. Ma tutto quanto l’uomo pensa, lo pensa sulla base di un dato presente, che potrebbe cambiare nell’attimo di un decimo di secondo e quindi verrebbe a cambiare un dato fondamentale che lui aveva dato per certo e sul quale aveva pensato di costruirsi il suo futuro.
Nessuno conosce il suo futuro, nessuna programmazione può definirlo, nessuna progettualità potrà realizzarlo. Nessuno sa cosa sarà, domani, di lui. La conseguenza è una sola: di Gesù ci si può fidare quando ci chiama a costruire il futuro scelto e dettato da lui, perché quello è il nostro futuro, tutti gli altri, quelli che noi ci progettiamo, o pensiamo, o immaginiamo, sono frutto di una mente umana che è avvolta da tanta stoltezza ed insipienza perché è una mente che costruisce sul vuoto e sul vuoto non si può costruire.
• Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse stanno per accadere? ».
La gente vuole sapere quando si compiranno le parole pronunziate da Gesù, chiede anche quale segno ci sarà ad indicare il giorno e l’ora in cui il tempio sarà distrutto. La gente non mette in discussione le parole di Gesù. Questo sta a manifestare che ormai tra la folla la parola di Gesù aveva una certa potestà di convincimento e di attrazione. Essa era creduta. Ma d’altronde la gente forse non andava da lui per ascoltarlo? Quindi è possibile raggiungere un punto di incontro tra colui che parla le parole di Dio e colui che le ascolta.
Questo deve essere per noi certezza di un impegno serio e continuativo, perché se si lavora con onestà, con serietà, soprattutto se si vive la grande virtù della carità, si creerà sempre quel contatto vivo con la gente che di per sé cerca un qualcosa, vuole aprirsi ad una speranza, ha nel cuore un anelito verso l’alto, verso Dio, verso il cielo, verso la verità, verso il cambiamento della propria esistenza. Se si lavora anche si miete, non è detto che debbano mietere tutto gli altri. La gente crede la parola di Gesù. Questo è un risultato positivo, che manifesta la bontà e la fruttuosità di ogni lavoro ben impostato, fatto con saggezza, eseguito con perfezione di amore.
• Rispose: « Badate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io" e: " Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro!
La prima verità che Gesù afferma è sulla sua identità e sulla sua persona. Dopo di Lui non ci saranno più Messia, né tempi in cui il Messia dovrà manifestarsi. Con lui si chiude l’era delle attese, delle speranze future, l’ora del compimento della Parola di Dio, inizia il cammino nella verità che dovrà condurre i discepoli verso la verità tutta intera, rivelata e manifestata in Lui. Il discepolo di Gesù non può lasciarsi ingannare, perché lui ha già trovato il suo maestro e quindi tutti gli altri non possono essere maestri per lui, chiunque essi siano; se lui ha bisogno di altri maestri, Gesù non è il suo maestro e se Gesù non è il suo maestro allora è veramente la fine per lui, perché non ci sarà possibilità di altra salvezza. Ecco perché lui non potrà mai andare dietro altri, non potrà seguire nessun altro, perché ogni altro non è il Maestro di verità mandato da Dio per la sua salvezza.
Con Gesù si chiude il tempo dell’attesa, inizia quello della presenza. Gesù non è qui e non è lì, non viene qui e non va là; egli è nel cuore ed il cuore è dovunque c’è un discepolo che voglia seguirlo santamente, percorrendo la via della verità e della giustizia, secondo il Vangelo della grazia.
• Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Guerre, rivoluzioni, tumulti di popoli contro popoli non sono segni della fine. Sono guerre e basta; essi sono solo segni di odio e di violenza. Queste cose ci saranno sempre finché l’uomo vivrà sulla terra. Non sono segni inviati da Dio, sono segni costruiti dalla malvagità dell’uomo che vive contro l’uomo e continuamente attenta alla sua vita.
• Poi diceva loro « Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Non solo gli uomini vivranno in grande inquietudine, ponendosi l’uno contro l’altro; tutto il creato vivrà un momento, o dei momenti di inquietudine; sarà avvolto da terremoti, carestie, pestilenze. Ma questo non è l’insieme delle catastrofi. Neanche il cielo vivrà in pace, poiché anche in esso avverranno e ci saranno fatti terrificanti e segni grandi. Ma non sono segni della fine, anche perché sarebbe difficile poter dire con esattezza quale carestia, quale terremoto, quale pestilenza è il segno della fine del mondo, se una calamità segue l’altra e se ad un malanno accaduto, subito, quasi come se fosse in una successione in serie, ne spunta un altro all’orizzonte. Gesù è esplicito. Il male fisico, morale, terrestre o celeste, accompagnerà l’uomo nella sua storia. La storia non vive di pace, essa è in un continuo travaglio di uomini e di cose, di cielo e di terra; ma questo travaglio, anche se sconvolgente, terrificante, nessuno può dichiararlo segno per attestare la fine prossima o imminente del mondo. Finché resterà sulla terra l’uomo dovrà convivere con il male, il male è la casa nella quale è chiamato ad abitare per costruire il bene.
• Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
Ma neanche la vita dei seguaci, o dei discepoli di Gesù, è vissuta nella pace; loro non avranno la libertà di seguire Gesù. A causa di questa sequela saranno presi, perseguitati, giudicati, incarcerati. Ovunque essi andranno per il mondo devono sapere che questa è la sorte che li attende. Essi sono dei condannati a morte fin dal primo istante in cui hanno deciso di scegliere il Signore e di seguirlo fino alla fine. Questo però non significa che la sentenza sarà applicata per tutti; sarà applicata per quanti lo permetterà il Signore, per quanti egli vorrà che lo testimoniano a prezzo del loro sangue. Tuttavia le parole di Gesù devono essere prese con tutta la serietà possibile. Questo perché la sorte che sta per abbattersi su Gesù fra qualche ora, è il segno della verità delle sue parole. Non è possibile che un discepolo sia più del suo maestro e Gesù Maestro è maestro anche nel martirio e nell’effusione del sangue. Chi lo vuole seguire, sappiamo che lo può a condizione di considerarsi sempre e dovunque in città ed in campagna, in patria e fuori un condannato a morte a causa del nome di Gesù.
• Avete allora occasione di dare testimonianza.
Tutto questo però servirà al discepolo non a sapere quando verrà la fine del mondo, o la fine del tempio; servirà come occasione per rendere testimonianza a Gesù e alla sua verità. La più alta testimonianza alla verità di Gesù è data quando si versa il proprio sangue su di essa e la si lava con esso per renderla più splendente e più armoniosa nel mondo. Tutta la vita del cristiano è vocazione alla testimonianza; ma la testimonianza riceve un impulso di più grande verità quando essa è resa sul fondamento del proprio martirio, della sofferenza, dei patimenti per Gesù. Allora chi è disposto ad andare anche incontro alla morte violenta per servire il Signore, manifesta e rivela al mondo che il suo cuore è ricolmo di quella verità e che quella verità ormai è diventata la propria vita, il proprio sangue. Togliere la verità dalla propria vita è togliere il sangue e quindi un morire da vivi. Togliere il sangue a causa della verità è un vivere ed un risuscitare a vita nuova ed eterna. Per questo il discepolo sceglie di dare il sangue perché la verità diventi il suo nuovo sangue eterno. Sangue di verità, sangue di novità, sangue di risurrezione. La morte per Gesù altro non fa che svuotare le vene del sangue della carne per mettere in esso il sangue del cielo, sangue divino ed eterno, sangue di amore infinito per il regno dei cieli. Questa è la testimonianza che il cristiano è chiamato a rendere al mondo e per questa testimonianza il Padre dei cieli permette che la violenza si abbatta sui seguaci di Gesù come ha permesso che si abbattesse su Gesù stesso, nell’ora dolorosa della sua passione e morte.
• Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa, io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
Il discepolo di Gesù deve andare con cuore libero e con mente serena dinanzi ai tribunali. Questa libertà e serenità sono garantite dalle parole di Gesù, il quale promette una particolare assistenza in questi momenti così delicati, difficili. Gesù sa cosa c’è nel cuore di quanti si oppongono alla sua verità, sa anche cosa è il bene supremo per l’anima in quel momento. Il cristiano invece non conosce né qual è il bene supremo per sé, né cosa c’è nel cuore dei suoi persecutori e quindi pur volendo non può preparare nessuna difesa atta a compiere nella perfezione più assoluta la volontà di Dio. Potrebbe prepararsi una difesa umanamente accettabile, ma non divinamente. Il Signore invece che ha e possiede una sua volontà sui suoi fedeli, mette anche sulla loro bocca le parole da dire perché attraverso di essa si compia la sua volontà con perfezione assoluta. Il fine dell’assistenza divina è in ordine al compimento della volontà di Dio, del Padre su di loro, che non sempre è per la loro morte, ma è anche per una testimonianza attuale, da rendere qui ed ora, in questo luogo, dinanzi a queste persone. Una volta resa questa testimonianza, la loro storia continua secondo canoni e criteri stabiliti dallo stesso Padre celeste. Gli Atti degli Apostoli attestano questo aiuto assai particolare che permette agli Apostoli di essere sempre al sommo rendimento della loro testimonianza e spesse volte questa testimonianza e le parole dette provocano la scarcerazione e la messa in libertà, altre volte, come nel caso di Stefano, accelerano il suo martirio. Ma nell’uno e nell’altro caso è sempre il disegno arcano e misterioso di Dio che si compie per il bene e la salvezza delle anime.
• Sarete traditi dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome.
Il discepolo di Gesù non ha persone sicure su cui confidare, su cui appoggiarsi. Nel mondo delle relazioni non c’è sicurezza in questo campo. Poiché la scelta di Gesù e del suo Vangelo è personalissima, appartiene al mistero stesso dell’anima, quanti non scelgono il Signore, quanti non lo accolgono, o lo hanno accolto e poi si sono tirati indietro, o si tirano indietro, costoro diventano i nemici dei cristiani. Il cristiano allora deve vivere sempre con occhio vigile, attento, circospetto, prudente, al fine di sapere di chi si può fidare e fino a che punto ci si può fidare di una persona. Una cosa è certa. La fiducia è da porsi solo nel Signore e in quanti sono in lui. Ma poiché chi oggi è in lui domani potrebbe andarsene fuori di lui, potrebbe retrocedere dalla fede, diviene regola suprema di prudenza accordare sempre una fiducia limitata; così ci sarebbe sempre un muro di protezione. Il Vangelo attesta che Gesù non si fidava di nessuno, perché sapeva ciò che c’è nel cuore di ognuno.
Tuttavia ciò che Gesù dice in questo brano è sommamente importante, perché rivela il comportamento del mondo dinanzi ai suoi discepoli e tale comportamento è di odio e quando l’odio diviene violento, si accanisce, arriva fino alla morte dell’odiato. La storia per i seguaci di Gesù non è facile, è intrisa di tradimenti e di odio.
• Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Questo però non deve scoraggiare il cristiano, non lo deve portare all’abbandono, al ritiro dalla sua fede. C’è sempre il Signore che vigila su di lui e ha cura che neanche un capello del capo dei suoi eletti perisca. Con questa fede e con questa certezza il discepolo del Signore prosegue per la sua strada, sull’esempio di Gesù, che compì tutto il viaggio e solo alla fine, quando è giunta la sua ora, fu possibile a quanti lo odiavano di mettergli le mani addosso e di condurlo dinanzi al tribunale e poi sulla croce.
• Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
La perseveranza è nella sequela nonostante tutto, nonostante l’odio che ogni giorno di più si accanisce contro il discepolo del Signore. La perseveranza è nella fedeltà alla testimonianza da rendere anche a costo della vita, poiché è in questa perseveranza la salvezza dell’anima del discepolo del Signore. Gesù è molto esplicito. Quanto accade, accade perché il cristiano renda testimonianza al Padre dei cieli e alla sua Signoria sulla sua vita; ma quanto accade prima non ha valore se non accade dopo, sempre, fino alla fine. Se il cristiano si stanca, abbandona, retrocede, si lascia tentare, viene sconfitto dal male, quanto ha fatto prima non gli serve per la salvezza della sua anima; gli serve se di nuovo riprende la via della testimonianza e la compie sino alla fine dei suoi giorni, anche pagando con il suo sangue il prezzo di questa perseveranza e di questa fedeltà.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita
Il linguaggio apocalittico annunzia sempre una distruzione. Essa però non è di condanna definitiva. Deve essere intesa come vera cura medicinale.
Anche Gerusalemme sarà distrutta, ma come grande grazia per la conversione. Di essa non resterà pietra su pietra. Anche il tempio sarà ridotto ad un cumulo di macerie, anzi neanche questo cumulo sarà possibile osservare, perché non resterà pietra su pietra. La rovina sarà totale. Niente di Gerusalemme resterà in piedi. Tutto crollerà. Ciò avverrà perché Gerusalemme non ha voluto riconoscere il giorno della visita del Signore. Si è rifiutata di convertire il suo cuore e di aderire al suo Dio con vera obbedienza. Non ha accolto il Vangelo. Dio però non ha punito Gerusalemme perché ostile a Lui. Non l'ha potuta difendere, proteggere, custodire, salvare dalla rovina. Non ha potuto perché la custodia del popolo e della terra era legata al patto giurato al Sinai da parte di Israele di rimanere ancorato ai Comandamenti, alla fede, di ascoltare sempre la Parola del suo Dio. Il patto è stato violato e Dio deve lasciare che la Città Santa sperimenti attraverso la via dolorosa della storia che senza l'osservanza del patto, per essa non c'è vita, essendo la sua vita solo ed unicamente nel suo Dio. È difficile accettare questa verità, ma è la verità del patto dell'alleanza.
La vita sulla terra è una continua catastrofe. Anche questa è grazia di conversione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi fate che noi sempre rimaniamo fedeli all'alleanza giurata. In essa è la nostra vita.
Spunti di riflessione :

- Qual è il sentimento che hai provato durante la lettura del vangelo di oggi? Pace o timore?
- Pensi che la fine del mondo è vicina? Cosa rispondere a coloro che dicono che la fine del mondo è vicina?
- Cosa spinge oggi la gente a resistere ed avere speranza?
- Nei momenti della prova tengo fissa la speranza nell’adempimento del Regno?
- Quali sentimenti prevalgono in me: angoscia, spavento, sicurezza, fiducia, speranza, dubbio...?
- Leggo la storia della mia vita come un rilanciare la mia fede in Dio mio Salvatore? Oppure sono tra quelli che pensano al “2020”?
- Sono convinto/a che la mia quotidianità non è mai sprecata se la vivo in letizia come un servizio a Lui e agli altri?
- Noi cristiani, popoli occidentali, popoli del benessere, ci impegniamo a fare giustizia, siamo disposti a farci giudicare con rettitudine?
- Siamo disposti a seguire Gesù sapendo di poter essere perseguitati a causa del suo nome?