XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Sap 11, 22 – 12,2 ; Dal Salmo 144 (145) ; 2Ts 1,11 – 2,2
LC 19, 1 – 10

TEMA: Desiderio - Incontro

• In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
Gesù è entrato in Gerico e sta per attraversare la città. Tra la folla c’è un uomo che vuole vedere Gesù, ma non vi riesce perché era piccolo di statura e la folla davanti a lui era molta. Quest’uomo da un così grande desiderio è capo dei pubblicani e ricco. Questa annotazione è necessaria per capire il resto del racconto, la straordinaria grandezza della sua conversione. Di questo desiderio che ha nel cuore nessuno ne sa niente.... nessuno.... tranne Gesù, al quale nulla sfugge di quanto avviene attorno a lui.
• Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.
Quest’uomo pensa di dare esaudimento al suo grande desiderio in un modo per lo meno singolare. Precede Gesù sulla strada dalla quale doveva passare e sale su un sicomoro, al fine di poterlo vedere. C’è in quest’uomo qualcosa che va oltre la curiosità; c’è sì curiosità, ma anche qualcosa di più profondo nel cuore. Sovente però non ci si incontra con il vero Gesù ed allora il desiderio rimane solo curiosità, non si va oltre, anche se si è saliti sull’albero.
Tutto cambia invece quando ci si incontra con il vero Gesù; questi sa cosa realmente c’è in ogni cuore, e se nel cuore c’è più che curiosità, c’è desiderio di un approccio con il mistero, c’è attrazione spirituale, c’è ricerca di qualcosa che solo lui può dare, allora Gesù interviene, lui direttamente, e capovolge ogni cosa, perché lui agisce secondo la verità che è dentro di noi e mai secondo le apparenze. Ma la verità che è nascosta nel cuore neanche noi la conosciamo prima di fare l’incontro con Gesù. Solo dopo l’incontro con lui scopriamo e viene alla luce quanto noi desideravamo. Nasce allora, ma solo dopo il vero incontro con il Gesù vero, la conversione e la pace.
• Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
Tanti vedono Gesù solo con gli occhi del corpo, ma costoro non sono visti da Gesù; Gesù non può vederli perché loro non si lasciano vedere. Zaccheo è visto da Gesù, non solo, Gesù chiama Zaccheo, lo invita a scendere dall’albero sul quale egli era salito, perché oggi deve fermarsi in casa sua. Gesù non vede Zaccheo con gli occhi del corpo, lo vede con gli occhi del suo spirito e lo vede là dove nessun occhio di carne può penetrare, nell’intimo del suo cuore, nelle profondità della sua anima e li Gesù vede la disponibilità, la buona volontà, il desiderio di conversione, di trasformazione della propria vita; vede di Zaccheo quell’anelito e quell’aspirazione al nuovo, che non può essere dato dalle cose, perché lui le cose le possiede tutte, è ricco, ma la ricchezza non gli dona quello che lui cerca.
Questo è il motivo per cui egli cercava di vedere Gesù. Il suo non è un desiderio solo di curiosità, è un desiderio di speranza, è un anelito al nuovo; in fondo Zaccheo è spinto da quel cuore che cerca ciò che non ha, e quanto manca a lui e ad ogni altro è solo uno che lo può dare: Gesù il Nazareno. Ma ancora lui non ha una fede chiara, esplicita; la sua è solamente una speranza e la speranza è anche via della fede, a condizione però che ci sia l’uomo vero e giusto che possa trasformare la speranza in fede e la fede in novità di vita.
• Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.
Zaccheo ascolta la parola di Gesù, in fretta scende e pieno di gioia accoglie Gesù nella sua casa. Quando Gesù parla ad un cuore che attende, ad un cuore in cerca di una speranza nuova, il cuore subito si apre. Quando invece il cuore è pieno di se stesso e delle cose, allora difficile è ascoltare il richiamo o la voce di Gesù. L’uomo resta sordo al suo richiamo d’amore. Ma Zaccheo ha fretta, vuole subito accogliere il Maestro, vuole ricevere colui che lo accoglierà e lo riceverà nella nuova vita che egli è venuto a portare sulla terra. E così il ricevente è ricevuto da colui che riceve. Sempre questa la logica di Dio. Apparentemente sembra che sia l’uomo a fare qualcosa per il suo Signore, mentre è il Signore che fa tutto per la sua creatura.
• Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E’ entrato in casa di un peccatore!».
Quando gli uomini sono privi dell’occhio dello spirito non comprendono il dialogo d’amore che si è verificato tra coloro che sono forniti di occhi di spirito, che vanno al di là delle apparenze, che penetrano le profondità dell’anima. Cristo aveva penetrato l’abisso del cuore di Zaccheo ed aveva visto in lui il desiderio di cambiamento, di trasformazione, un anelito al compimento di una speranza che non gli dava pace; Zaccheo aveva visto in Gesù colui che avrebbe potuto dargli qualcosa, la cosa che egli mai era riuscito a possedere, nonostante la sua ricchezza. Quanti hanno gli occhi di carne, vedono la carne, non vedono il cuore, e mormorano, giudicano e condannano. Non possono fare altro. Apparentemente, esteriormente Zaccheo è solo un venduto ai Romani, un ricco peccatore, Gesù è un uomo senza discernimento, non sa discernere il santo dal peccatore e quindi cade sempre nell’errore di trascurare i santi mentre sta bene con i peccatori. Questo il loro giudizio spietato e crudele, senza appello, giudizio di condanna senza possibilità di salvezza per alcuno.
• Ma Zaccheo, alzatosi disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Zaccheo pubblicamente manifesta il suo cuore, rivela la sua conversione, quando nel suo spirito e nella sua anima è entrata la voce di Gesù, questa voce ha provocato in lui una nuova creazione, tutto è divenuto nuovo in lui. Nuova è la volontà, nuovo il cuore, nuovo lo spirito, nuovo l’intimo del suo intimo. La sua novità non è apparente, fittizia, di facciata, la sua novità è reale e lo dimostrano le parole con le quali egli si presenta nella sua nuova veste. Di quanto possiede, metà la dà ai poveri. È già sulla via della povertà in spirito, della rinunzia ai beni, ma anche della legge della misericordia. ad un uomo che ha appena ascoltato la voce di Gesù solo da qualche istante non si può chiedere di più.
Ma c’è dell’altro. Poiché lui era pubblicano, facile era per lui defraudare qualcuno. La sua decisione mette anche ordine in questo settore. Il defraudato sarà retribuito, con la restituzione, in rapporto di quattro per uno. Uno è stato defraudato, quattro gli sarà restituito. È questa osservanza perfetta della legge antica, che prevedeva appunto un risarcimento quattro volte tanto a chi era stato in qualche modo vittima di ladroneggio, di frode, di estorsione. È il rientro di Zaccheo nella legge della giustizia con la restituzione e della misericordia o carità con la decisione di dare metà patrimonio ai poveri, ai bisognosi, a quanti non hanno niente per vivere.
• Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti e venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Gesù conferma la salvezza che è entrata con lui nella casa di Zaccheo e soprattutto nel suo cuore. Ma egli dona a Zaccheo una dignità che gli era stata negata. Anche lui è figlio di Abramo. Non c’è peccato sulla terra che esclude dall’appartenenza a Dio; anche nel peccato siamo di Dio, siamo suoi, e lui viene per la nostra salvezza, perché possiamo fare spazio alla sua verità e alla sua giustizia nel nostro cuore.
Questa verità è forse la più sconvolgente di tutto il Vangelo. Ma sempre Gesù ha voluto dare o ridare la dignità a quanti essa era stata tolta dall’uomo e dai suoi pregiudizi. Nessun uomo perde la dignità di persona umana, nonostante i suoi pochi o molti peccati, e finché un uomo conserva la sua dignità di persona umana, ognuno deve rispettarla, ognuno deve aiutarla a rifarsi, a ricomporsi, a ristabilirsi in tutto il suo valore. Capita purtroppo che l’uomo dal cuore di pietra e dall’occhio solo di carne, vede solo il peccato dell’altro e non la persona che è dietro il peccato e toglie al peccatore la dignità di essere uomo, invece che aiutarlo a liberarsi dal suo peccato.
Gesù invece è venuto per togliere il peccato del mondo e ridare all’uomo la sua altissima dignità di creatura del Padre. Se l’uomo con il suo peccato avesse perso la dignità di creatura fatta ad immagine e a somiglianza di Dio, l’incarnazione non sarebbe mai potuta compiersi, sarebbe stato un assurdo storico. Per il Signore siamo tutti figli di Abramo, per Luca nel suo Vangelo siamo tutti figli di Dio, perché Adamo è figlio di Dio. Così nella sua genealogia ascendente da Gesù ad Adamo, al Padre nostro celeste. Infatti le ultime parole di Gesù lo confermano. Egli è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, ma perduto a causa del suo peccato. Se entrassimo tutti in questa logica salvifica, potremmo cooperare con il Signore alla salvezza del mondo. Almeno però che ci sia in ogni cuore un senso di rispetto per ogni uomo, anche per il più grande dei peccatori, che pur sommerso dai suoi delitti e dalla sua enorme mole di crimini, resta ed è figlio di Abramo, uomo potenzialmente capace di redenzione, di salvezza, di vita eterna. Vedere così ogni uomo è dare al mondo un volto nuovo, il volto di Gesù ed i suoi occhi.

Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua
Dio vuole essere cercato. Il suo è un invito pressante che accompagna tutta la Scrittura Antica. Tutto il Vangelo è una ricerca di Cristo. Dio in Cristo cerca l'uomo. L'uomo in Cristo cerca Dio. Dio ci cerca perché noi cerchiamo Lui. Noi cerchiamo il Dio che sempre ci ha cercato e ci cerca. Lui ci ha cercato creandoci, ma anche ci ha cercato per perdonarci, salvarci, redimerci, giustificarci, elevarci.
Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, perché mi tendono insidie. Non gettarmi in preda ai miei avversari. Contro di me si sono alzàti falsi testimoni che soffiano violenza. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore (Sal 27 (26), 8-14).
O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali. A te si stringe l'anima mia: la tua destra mi sostiene. Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra, siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli. Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca (Sal 63 (62) 1-12).
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore (Is 55,6-8).
Veramente le vie di Dio non sono le vie dei farisei, degli scribi, dei sommi sacerdoti, dei custodi della religione al tempo di Gesù. Esse però sono tutte vie di Gesù. Lui è venuto per cercare ciò che era perduto. Finché l'uomo non entra in questa verità che è il peccatore che ha bisogno di Dio e non il giusto, mai vi potrà essere vera religione. La vera religione non condanna il peccato. Lo cerca per offrirgli il perdono del suo Dio, la sua grazia perché non pecchi più, la sua misericordia con la quale dovrà d'ora in poi abbracciare tutti gli uomini. La vera religione è salvezza del peccato, mai condanna.
La vera religione è la fede nella vera speranza. L'uomo può convertirsi. Può smettere di peccare. Può camminare nella Legge del Signore. Può iniziare ad amare. Può imitare Cristo Gesù, il mite e l'umile di cuore. Può lavorare per la salvezza dei suoi fratelli. Chi dovesse escludere anche un solo peccatore da questa speranza di vita e salvezza, sappia che lui è cultore di una falsa religione e lui stesso non vive di vera religione. Cristo Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare, per cercare chi era perduto per ricondurlo nel suo ovile. Questa è la purissima verità di Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di religione pura e santa.
Spunti di riflessione :

- Come accoglie la nostra comunità le persone disprezzate ed emarginate? Siamo capaci, come Gesù, di percepire i problemi delle persone e prestare loro attenzione?
- Come percepiamo la salvezza entrando oggi nella nostra casa e nella nostra comunità?
- Ho sperimentato momenti di vuoto, insoddisfazione, che forse mi hanno fatto paura? Ho scoperto in questo un mondo di sentimenti, di attese, possibilità che in qualche modo mi oltrepassa? Perché mi accade questo? Che senso ha?
- Ho preso coscienza che tante risposte che finora mi sono dato non sono più sufficienti?
- Devo far di tutto per identificare il mio sicomoro strumento per raggiungere il mio scopo: la natura? il silenzio? un amico? una Chiesa? la comunità? la preghiera? i sacramenti? o altro ancora...
- Corro sempre il rischio di impostare la vita in modo errato, su falsi binari "morti": Dove trovare la certezza della buona impostazione della mia vita?
- Mi lascio raggiungere dalla ricerca di Dio che si manifesta in Gesù?
- Mi lascio condizionare dal giudizio delle persone attorno a me? Sono anch'io giudice implacabile verso il prossimo?