IV DOMENICA DOPO PASQUA (C)

Scuola di Vita
IV DOMENICA DOPO PASQUA (C)
At 13, 14. 43 - 52; Dal Salmo 99 (100) ; Ap 7, 9. 14b - 17
GV 10, 27 – 30

TEMA : Conoscere – Seguire
• In quel tempo, Gesù disse:”Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Quanti invece sono pecore di Gesù, costoro ascoltano la sua voce, la sanno distinguere da ogni altra voce, vivono con Gesù un rapporto di conoscenza, di amore e di affezione e lo seguono.
C’è tra lui e le sue pecore quel rapporto di amore profondo, che è affidamento, fiducia, consegna, dono di se stessi, abbandono, volontà di essere assieme all’altro per sempre. Esse sanno che la loro vita è nelle sue mani, anzi che la loro vita è dalla sua vita. È in questo rapporto vitale la sequela. Le pecore seguono il loro pastore perché sanno che la loro vita è dalla sua vita, sanno che lui è disposto ad esporre la propria vita in loro favore e per questo amore esse lo seguono. È l’amore di Gesù il primo ed ultimo fondamento della sequela. Finché non si scopre questo amore, ci sarà sempre distacco, distanza, separazione, sequela a metà, interruzione della sequela, abbandono, morte.
• Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il rapporto di vita si specifica ora come dono di vita eterna. Gesù è la vita eterna; Egli è la vita eterna fattasi carne. Egli nutre le sue pecore con la sua carne. Questa è la grande verità, la rivoluzionaria verità, che deve instaurarsi tra ogni vero pastore e le pecore. Gesù dona se stesso per le sue pecore, compreso il dono materiale della sua vita e l’altro grandissimo dono della sua carne da mangiare e del suo sangue da bere. Le pecore così nutrite, così allevate non possono andare perdute. Mai si potrà perdere una pecora che si nutre di vita eterna. La vita eterna diviene in essa principio di vita per se stessa e per altre pecore. Le pecore di Gesù non potranno andare perdute perché c’è lui che vigila su di esse, con amore, con sollecitudine, con quella carità che vuole che la vigilanza sia perenne, costante, attenta, pronta ad intervenire ad ogni pericolo. Non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla sua mano perché lui è pronto a difenderle con la sua vita. La sua vita è la garanzia delle pecore. Il lupo potrà fare del male a lui, ma non alle sue pecore. Dovrà sbranare lui e solo dopo potrà raggiungere le sue pecore. Ma prima di sbranare lui, le pecore saranno già poste in un luogo sicuro, al riparo. Chi si aggrappa a Gesù, chi si lascia nutrire dalla vita eterna che lui dona, chi si pone sotto la sua custodia e la sua protezione, vivrà in eterno. Su di lui non incomberà mai nessun pericolo di morte eterna, in lui c’è l’altro principio che agisce ed è la vita eterna che Gesù gli ha dato e con essa potrà raggiungere senza danno i pascoli eterni del cielo. Dalla vita eterna di Gesù alla vita eterna con Dio per sempre, questo dovrà essere il percorso delle pecore di Gesù.
• Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Sopra Gesù c’è il Padre suo che con solerte amore vigila su di lui e sulle sue pecore. Le pecore hanno un doppio recinto di protezione, il recinto del Figlio che è disposto a dare la vita per le pecore. Superare questo primo recinto è assai difficile, impossibile. Il recinto si può superare uscendo solo dall’ovile, ma in questo caso non è il lupo che ha vinto Cristo Gesù, è la pecora che ha voluto lasciare l’ovile, ma contro la volontà della pecora Gesù niente può fare. Chi si perde, si perde solo per sua volontà, perché ha lasciato l’ovile, ha abbandonato il pastore e, abbandonandolo, non si nutre più di vita eterna, non è custodito e protetto dalla persona di Gesù che espone la sua vita per la vita delle pecore. Ma anche se si dovesse superare Gesù, il che è impossibile, nessuna forza creata, né umana, né celeste, né infernale, ha potere di sovrastare Gesù. Ma anche se questo qualcuno dovesse pensarlo come semplice ipotesi, Gesù pone dinanzi agli occhi delle sue pecore un altro muro, un’altra recinzione di protezione. Questa recinzione è data dal Padre suo, il quale alza un muro di fuoco, muro impenetrabile che fa sì che le pecore siano sempre al sicuro. Chi è sotto la protezione e la custodia di Gesù e del Padre non potrà essere rapito. Gesù è il più forte, il Padre suo è il più grande. Una corazza divina, anzi una duplice corazza eterna, impedisce ogni rapimento.
• Io e il Padre siamo una cosa sola ».
Ritorna infine la costante della rivelazione di Gesù: Io e il Padre siamo una cosa sola. Qui l’essere una cosa sola è sicuramente da intendersi sul piano della divinità. Il Padre e il Figlio sono l’unica natura divina, ma non sono l’unica Persona divina, in quanto uno è Padre e l’altro è Figlio, con un rapporto di generazione eterna. La susseguente elaborazione della fede ha specificato la relazione sia di unità che di distinzione tra il Padre e il Figlio, precisando che l’essere una cosa sola è da intendersi come l’unica natura divina, o divinità, che avvolge il Padre e il Figlio, mentre la distinzione è data dalla Persona, che è uguale in dignità, in onore, in eternità, a quella del Padre, ma distinta da essa. Il dogma della Trinità, della consustanzialità del Padre con il Figlio trova in questo versetto un suo punto forte, ma del resto tutto il Vangelo di Giovanni è questa rivelazione ed è anche per questa rivelazione che Gesù viene condannato a morte. Per i Giudei era inammissibile pensare ad un altro Dio, anche se uguale, anche se la stessa cosa, anche se una cosa sola con Dio, oltre il Dio dei Padri. Il monoteismo con Gesù diviene Trinità, da intendersi in quanto a rivelazione, quanto ad essenza e a natura e a Persone, Dio da sempre esiste come Uno e Trino, in principio, fin dall’eternità.
Io do loro la vita eterna

La relazione tra pastore e pecore è stata sempre problematica in Israele. È questo uno degli assilli o preoccupazioni del Signore, il quale attraverso i profeti sempre manifestava questa sua precisa volontà: trovare buoni pastori per le sue pecore. (Is 56,9-12),(Ger 3,14-18),(Ez 34,11-25)
Oggi Gesù dice a Israele e al mondo intero che vi è perfetta intesa tra Lui e le sue pecore. Lui parla, le pecore lo ascoltano, lo seguono, Lui le conosce una per una. Lui veglia e vigila sopra di esse. Dona loro la vita eterna e non andranno mai perdute perché nessuno le potrà mai strappare dalla sua mano. Nessuno potrà perché sopra di Lui veglia e vigila il Padre che è il più grande di tutti. Dio è l'onnipotente. L'onnipotenza del Padre è del Figlio. Padre e Figlio sono una cosa sola. Gesù, lo afferma Lui stesso, non è solo ricolmo della forza del Padre. Lui è la forza del Padre, l'onnipotenza del Padre, l'invincibilità del Padre. Tutto Lui è del Padre. Lui e il Padre sono una cosa sola. Una sola verità, un solo amore, una sola onnipotenza, una sola Parola, una sola misericordia, una sola custodia del gregge. Questo solo da un punto di vista operativo. Da un punto di vita delle persone, il Padre è il Padre e il Figlio è il Figlio. Il Figlio è Figlio perché Persona distinta dal Padre, perché da Lui generata nel seno dell'eternità. La natura è invece una. Nell'unica e sola natura sussistono le tre Persone divine: Padre e Figlio e Spirito Santo. Sono uguali, ma distinti, differenti. Gesù è infinitamente, divinamente più che Davide. Con Lui si è al sicuro.
È questo il segreto.. Il Pastore e Cristo devono essere anche essi una cosa sola. Quando non si è una cosa sola con Cristo, non si è buoni pastori.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con Gesù.

Spunti di riflessione:
- La mia obbedienza a Dio è disciplinare o profetica? Rivelo qualcosa di Dio o solo mi preoccupa la mia propria salvezza?
- Il primo atteggiamento che la parola di Gesù ha evidenziato è che l’uomo deve «ascoltare». Sei un uomo immerso nell’ascolto di Dio? Ci sono spazi e momenti nella tua vita quotidiana che dedichi in modo particolare all’ascolto della Parola di Dio?
- La tua conoscenza del Cristo è ferma ad un livello teorico-astratto o ti lasci trasformare e guidare dalla sua voce nel cammino della tua vita?
- Nella meditazione del vangelo di oggi sono emersi altri due verbi: noi non saremo mai «perduti» e nessuno ci potrà «rapire» dalla presenza di Cristo che protegge la nostra vita. È ciò che fonda e motiva la nostra sicurezza quotidiana. Tale idea è espressa in modo luminoso da Paolo: «Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore » (8,38-39). Quando tra i credenti e la persona di Gesù s’instaura un rapporto di relazione fatta di chiamata e di ascolto, allora la vita procede nella sicurezza di arrivare alla maturità spirituale e al successo. Il vero fondamento di questa sicurezza sta nello scoprire ogni giorno l’identità divina di questo pastore che è la sicurezza della nostra vita. Sperimenti questa sicurezza e questa serenità quando ti senti minacciato dal male?
- Gesù è il pastore buono perché sempre ti conosce, ma tu lo riconosci? Un pastore che viene nella tua vita come porta per uscire e per entrare: ti lasci portare da lui quando ti relazioni con gli altri?
- Nella tua comunità, nella tua famiglia sei anche tu una porta, non per chiudere, ma per restare aperta alla comunicazione fraterna, per lasciare passare la stima e la fiducia?
- Dove arriva la mia conoscenza di Gesù Cristo: è ferma ad un livello teorico-astratto o è un continuo abbandono fiducioso perché trasformi e guidi la mia vita?
- La testimonianza cristiana comporta coraggio, fede forte e perseveranza; mi sento animato da questa certezza quando incontriamo difficoltà e ostacoli nel testimoniare la mia fede? Ispiri al Vangelo le tue scelte di vita?
- Ci sentiamo anche noi parte del gregge e non fuori o al di sopra del gregge?