DOMENICA DELLE PALME (C)


Scuola di Vita
DOMENICA DELLE PALME (C)
Is 50, 4 - 7; Dal Salmo 21 (22) ; Fil 2, 6 – 11
LC 23, 33 – 46

TEMA : Sacrificio - Salvezza
• Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.
Gesù è innalzato in mezzo ai due malfattori. Non si dice che fossero dei ladroni e neanche dei briganti. Si parla semplicemente di malfattori, di gente che aveva fatto del male. Il luogo del Cranio era una piccola collinetta accanto a Gerusalemme, appena fuori le porte della città di quel tempo.
• Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Luca manifesta il grande animo di Gesù. Chiede per loro perdono al Padre e ne dona anche le motivazioni di questa richiesta: essi non sanno quello che stanno facendo. C’è in Gesù il cuore libero dall’odio, dal rancore. Gesù è l’incarnazione sulla terra della divina carità, della divina verità ed in ogni suo rapporto con gli uomini, in qualsiasi situazione viene a trovarsi, altro non fa che manifestare la sua essenza. Lui è carità e chiede carità, perdono per i suoi crocifissori, per coloro che lo hanno condannato; lui è verità e dice alle donne di Gerusalemme il motivo, l’unico vero, per cui esse devono piangere.
• Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Preda dei soldati sono le vesti di Gesù; ognuno prese la parte indicatagli dalla sorte.
• Il popolo stava a vedere, i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato gli altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
I capi del popolo scherniscono Gesù, non perché credono nelle sue capacità taumaturgiche attraverso l’uso delle quali sarebbe potuto, anche discendere dalla croce. Loro invece partono da un altro punto di vista, sono talmente convinti che Gesù non può, non ha nulla in suo potere, e per questo lo scherniscono e lo deridono, appunto per dimostrare la loro superiorità. In fondo loro continuano la sfida di sempre, loro sono, Gesù non è; non è a tal punto da poterlo anche insultare sulla croce. Tanto niente avverrà mai che mostrerà una qualche superiorità di Gesù sulla loro potenza. È questa una vera sfida ed è la sfida del malvagio contro il giusto, dell’empio contro coloro che sono considerati figli di Dio. Queste parole altro non sono che una dichiarazione di impotenza e di nullità da parte di Gesù dinanzi alla loro potenza. Anche Pilato è crollato dinanzi alle loro grida, come crollerà chiunque altro oserà in qualche modo opporsi al loro volere.
Loro dimenticano che Gesù è caduto nelle loro mani perché era giunta la sua ora; finché l’ora era lontana da Gesù essi nulla hanno potuto. Dimenticano anche che in ordine a Gesù tutti i loro piani sono andati a fallimento e che loro hanno dovuto compiere il loro progetto omicida ma seguendo e rispettando i tempi e le modalità stabilite da Dio. Ma loro a tutto questo non pensano; si credono potenti, strapotenti, il mondo è piegato al loro volere e nessuno né in cielo e né in terra può opporsi ai loro propositi. Questo il loro pensiero e secondo questo pensiero scherniscono Gesù.
• Anche i soldati lo deridevano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
I soldati manifestano la loro insensibilità dinanzi al dolore; a loro non interessa né il caso religioso né il caso politico. Loro sono solo degli esecutori di ordini. Tuttavia ci sono nel loro cuore sentimenti di scherno e di insulto, ma anche di tortura, in quanto davano da bere a Gesù dell’aceto. Anche loro lo invitavano a salvarsi e lo facevano in modo canzonatorio. Dinanzi alla potenza di Roma non c’è possibilità di salvezza; l’unica possibilità è data dallo scendere dalla croce. Ma dalla croce nessuno può scendere, quindi nessuno può salvarsi dalle loro mani, che sono di ferro e di acciaio. Sia il mondo degli ebrei che quello dei gentili si presenta dinanzi a Cristo come il vittorioso e fa pesare a Gesù la sua sconfitta. Dinanzi al loro mondo non esiste, secondo loro, non esisterà, chi potrà e vorrà opporsi. Sarà schiacciato. Chiunque vorrà opporsi lo potrà, ma solo scendendo dalla croce, il che è umanamente impossibile. Potenza schiacciante... potenza dinanzi alla quale per chi si oppone c’è solo la sconfitta. Questa la “fede” dell’uomo nelle sue possibilità, nella sua forza: religiosa, civile, politica, militare, economica.
• C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Costui è il re dei Giudei.
Anche Pilato con la sua scritta, manifesta la sua potenza. Non c’è altro re al mondo che il re dei romani e chi in suo nome esercita il potere. Chiunque altro osa sfidare la loro potenza finirà sulla croce. Il re dei Giudei è sulla croce e questa sarà anche la fine di chiunque voglia proclamarsi re contro Cesare. Il povero Pilato ha già dimenticato che anche lui è uno sconfitto. La sua autorità non vale niente, infatti è stata sopraffatta da un grido insistente. Ma dinanzi a Gesù anche lui deve manifestare la sua potenza. Egli ha potere di vita e di morte e questo potere lo esercita come e quando vuole. Il semplice fatto che il re dei Giudei è in croce, è segno manifesto della sua potenza.
Così dinanzi a Cristo ognuno si presenta è protesta la sua grandezza, il suo potere. I capi gli ricordano che sono loro che governano; i soldati gli dicono che sono loro i padroni del mondo; Pilato gli ricorda come finiranno tutti coloro che si presenteranno dinanzi alla storia e affermeranno di essere inviati da Dio. Dinanzi a Cesare non c’è Dio, perché Cesare è Dio.
• Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!».
Ma l’insulto continua anche sulla croce, esso è fatto da uno dei due che stavano inchiodati e crocifissi come Gesù. In un moto di forte incredulità uno dei ladroni lo tenta nella sua potenza, quasi lo sfida. Se tu sei quello che dici di essere, allora perché non salvi te e noi. Uno che ha un qualche potere sulla terra lo usa sempre. Se tu non lo usi, significa che non ce l’hai, altrimenti lo useresti. Il malfattore ragiona con Gesù come si ragiona tra gli uomini. Gesù non è venuto perché noi restassimo a ragionare secondo i pensieri della terra; egli è venuto perché noi imparassimo a ragionare e quindi a pensare secondo Dio. Gesù mai si lascia trascinare in un pensiero della terra; lo ha sempre evitato questo e sempre lo eviterà. Lui è venuto per elevarci al cielo, per farci pensare come Dio.
Chi pensa come Dio sa che ogni potestà bisogna esercitarla secondo la volontà di Dio e non secondo la volontà dell’uomo. Questa è la sua regola ed il suo principio e così sarà regola e principio di chiunque voglia camminare rettamente con il Signore. Niente per chi cammina con il Signore è in suo arbitrio o in suo potere; tutto, anche le più piccole cose, devono essere fatte perché comandate di volta in volta da Dio e non perché volute autonomamente dall’uomo. Questa è la regola perfetta della santità.
• L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».
Ma nel mondo c’è sempre qualcuno che ha timor di Dio; può anche sbagliare, ma poi pentirsi. Gli uomini che non conoscono il pentimento e di conseguenza neanche il perdono lo inchiodano su una croce; non sanno che l’errore è proprio dell’uomo, e che se c’è un sincero pentimento che è totale cambiamento di vita l’errore deve essere perdonato ed anche la pena o soddisfazione condonata, perché chi ha sbagliato è un uomo, una creatura di Dio alla quale il Signore, dietro pentimento, concede sempre la sua misericordia ed il suo perdono, lo reintroduce nella sua amicizia e nel suo amore. Ma l’uomo non può pensare secondo Dio, non può pensare a causa dell’inquinamento del suo cuore, malvagio e spietato, severo con gli altri, lasso e permissivo con se stesso.
Il malfattore invita l’altro che insultava Gesù a desistere dal suo insulto. Lo invita a vivere questo momento nel timore del Signore e ad avere pietà di Gesù, lui, che sta subendo la stessa pena. Il malfattore va ben oltre l’invito a non molestare e a non insultare Gesù, gli ricorda anche che loro due subiscono la pena giustamente a causa delle loro azioni non sante, non buone. Gesù invece soffre, ma ingiustamente; lui è lì a causa della malvagità degli altri, non a causa di una qualche azione non buona da lui commessa. C’è in Gesù una fondamentale e totale giustizia che il malfattore riconosce e attesta dinanzi all’altro, perché la smetta di insultare il Maestro. Anche questa è opera di squisita misericordia. Lui ha misericordia per Gesù, vuole che non lo si insulti, vuole che venga rispettato nella sua sofferenza, vuole che sia riconosciuto nella sua innocenza. Fin qui sarebbe un sentimento nobile, ma non di più.
• E disse: «Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Invece in quest’uomo malfattore, pentito, difensore del giusto, c’è qualcosa di infinitamente grande. In quest’uomo c’è la vera fede in Gesù. Lui non solo è giusto. Lui attraverso la croce, attraverso la sua sofferenza, sta andando a prendere posto nel suo regno, nel regno che il Padre dei cieli ha preparato per lui fin dalla fondazione del mondo. Vuole che Gesù non si dimentichi di lui, vuole che se ne ricordi. Il malfattore si apre alla speranza dopo la morte, alla speranza eterna. Chiede a Gesù che sta per andare con Dio che da presso Dio si interessasse a lui, lo pensasse, facesse per lui tutto il bene che uno come lui è capace di fare. Ma anche il malfattore pentito stava per andarsene, non pensava minimamente lui ad una liberazione dalla croce, ora, per porre fine al suo supplizio. La ricompensa che il malfattore pentito si attende è per l’eternità. Tu vai presso Dio, perché sei giusto ed amico di Dio, intercedi presso di lui perché anch’io possa venire con te.
Inoltre se Gesù è re, avrà senz’altro un regno e questo regno lo riceverà in eredità a presto, a breve. Ma non si tratta di un regno terreno, bensì di un regno celeste. In questo regno egli dovrà ricordarsi di colui che ha avuto misericordia di Gesù e lo ha difeso. Strano il mondo. Solo un crocifisso, e per di più un malfattore, riconosce che Gesù è innocente, ma anche sa che cosa sta lui per fare e chiede di venirgli incontro, di ricordarsi di lui.
• Gli rispose: «In verità io ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
La risposta di Gesù è immediata. Poiché io sto per andare in paradiso, ti porto con me, oggi stesso. È questa una vera promessa di vita eterna, dovuta ad un atto di misericordia unitamente alla confessione della retta fede sulla Persona di Gesù.
• Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato.
Il buio e l’eclisse indipendentemente se è o meno un fatto atmosferico, è sempre un segno di una straordinaria manifestazione di Dio; è una sua teofania. Se è una teofania significa semplicemente che Gesù è la manifestazione di Dio. Dio si manifesta e si rivela in questo crocifisso. Dal Vangelo di Luca non sappiamo esattamente quanto Gesù è rimasto inchiodato sulla croce, prima di spirare. Tre ore certamente assieme alle altre passate prima di mezzogiorno. Secondo gli altri evangelisti Gesù fu crocifisso verso le nove del Mattino e quindi l’intera permanenza sulla croce fu di circa sei ore.
• Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce disse: «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito ». Detto questo spirò.
Finisce l’Antica Alleanza; Dio non è più nel tempio di Gerusalemme; Dio è con questo crocifisso, è con Gesù di Nazaret. Il velo del tempio serviva a nascondere la presenza di Dio, se si squarcia è segno che Dio non è più nel santo dei santi e se Dio non è nel santo dei santi, significa che è finita un’epoca, un’era religiosa, ne inizia un’altra; inizia con la morte di Gesù il Nuovo testamento, il Nuovo patto. Gesù consegna nelle mani del Padre lo spirito della sua carne, lo spirito che come alito di vita lo rendeva creatura umana vivente, perché lo conservi presso di sé e glielo ridoni quando è il momento: al terzo giorno. Una volta che lo spirito è consegnato, non c’è più alito di vita nel suo corpo, è la morte.
Da notare questa fiducia di Gesù nel Padre suo. Sempre, in ogni momento della sua vita, Gesù vive sempre alla presenza del Padre, tutto a Lui chiede, tutto a Lui ridona, qualsiasi cosa faccia la fa in spirito di obbedienza e di ascolto della sua divina volontà; poi qualsiasi cosa gli succeda, egli la consegna al Padre come supremo atto di adorazione. Ora che è crocifisso e prima di essere crocifisso lo aveva chiesto al Padre se questa fosse la sua divina volontà, ora che sta per morire deve vivere ancora questo rapporto di vera ed autentica santità: deve affidare al Padre il suo spirito perché il Padre glielo ridoni al momento giusto, quando Lui penserà che sia il momento di ridarglielo e glielo ridona al terzo giorno. Tutto cambia e tutto si santifica quando ogni cosa, ogni attimo, è vissuto in relazione con il Padre, in un totale atto di affidamento, di consegna, di preghiera, di impetrazione di luce e di forza. Questo è Gesù.

Voi stessi dite che io lo sono
A nessuno è consentito leggere la passione del Signore con occhi umani. Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo che ci doni i suoi occhi. Solo con essi si potrà entrare nelle profondità del mistero e in esso fissare lo sguardo. Banalizzare la passione di Gesù per dare soluzione e anche sacra commiserazione ai mali che affliggono l'umanità è vero sacrilegio. Ancora una volta Cristo viene crocifisso dalle nostre molteplici, infinite strumentalizzazioni. Questo peccato mai va aggiunto alla passione del Signore.
Gesù non è venuto per risolvere i problemi sociali che affliggono l'umanità. Altrimenti sarebbe lui stesso sceso dalla croce. Avrebbe invitato i poveri alla rivolta contro i potenti della terra. Sarebbe stato un messia degli uomini, ma non del Padre suo. Gesù è venuto per dire al crocifisso di restare inchiodato sulla sua croce, al povero di rimanere nella sua povertà, all'assetato nella sua sete, al lebbroso di vivere la sua lebbra. È venuto perché ognuno potesse stare sulla propria croce, ma con il suo cuore, il suo Santo Spirito, inchiodati dall'amore purissimo del Padre.
Gesù è venuto non per mettere gli uomini gli uni contro gli altri, bensì in comunione gli uni con gli altri. Crocifissi in comunione con i crocifissi, poveri in comunione con i poveri, afflitti con gli afflitti. Questo è possibile se nel cuore dell'uomo vi è il cuore di Cristo Gesù, la ricchezza dell'amore del Padre, la sapienza e la santità dello Spirito di Dio. Cristo è venuto per fare all'uomo questi preziosi doni divini ed eterni, con i quali è possibile vivere ogni condizione umana, anche la più terrificante e impossibile.
La croce di Gesù non è il frutto di circostanze umane, di collisione tra poteri forti. Essa è il frutto di una obbedienza alla verità. Lui ha confessato dinanzi al sinedrio, sotto giuramento, chi è Lui secondo il Padre suo e per questa confessione è stato condannato alla crocifissione. Lui è stato inchiodato per aver reso testimonianza alla verità. Poiché alla verità siamo obbligati poveri e ricchi, sani e ammalati, dotti e semplici, sempre il mondo inchioderà sul legno quanti renderanno testimonianza alla loro verità. La croce è il frutto della verità. La verità è di Dio dalla quale è la verità dell'uomo. Nessuna croce umana genera salvezza se manca della testimonianza alla verità. Le croci di falsità, peccato, vizio, trasgressioni non generano alcuna salvezza.
Come il povero vive una croce di redenzione? Accogliendo la sua povertà e rimanendo inchiodato su di essa, così vale per l'afflitto, il derelitto, l'affamato, il perseguitato, il profugo, il forestiero, il pellegrino, ogni altro uomo. Come il ricco vive la sua croce di salvezza? Accogliendo la sua ricchezza come dono di Dio per spogliarsi di essa. Mentre il Signore prova il povero con la povertà perché si inchiodi su di essa, il ricco lo prova con la ricchezza perché si schiodi da essa. Si spogli. La usi solo per amare.
Nel cammino della croce il Signore apre una strada per noi, perché anche noi la percorriamo. E deve essere una strada simile alla sua, deve essere la strada di chi rinuncia ad affermare se stesso, e di chi cerca – con umiltà, con tanti limiti, con tante contraddizioni – di mettere quello che ha ricevuto dal Signore come un dono al servizio della vita degli altri: al servizio gli uni degli altri. Il senso della Chiesa è questo: portare gli uni i pesi degli altri; servire gli uni gli altri; lavarci i piedi gli uni gli altri; perdonarci e accoglierci gli uni gli altri.
Sulla croce Gesù rivela la sua altissima santità. Chiede al Padre perdono per i suoi carnefici. Li scusa presso la divina Giustizia. Non sanno quello che fanno. Il peccato li ha resi così ciechi, così stolti ed insipienti da non sapere la gravità della loro azione e decisione. È questo il grande frutto del peccato: ci priva della mente e del cuore, ci svuota della sana intelligenza e sapienza, ci fa divenire un corpo di malvagità e cattiveria, fa della nostra umanità una mina antiuomo, una bomba di distruzione.
La croce per Gesù è la scala che lo introduce nel suo regno. In esso accoglierà subito il ladrone che lo ha riconosciuto innocente e lo ha proclamato vero re d'Israele. Vi è un regno oltre la morte, perché vi è un re oltre la morte. È questa la verità di Gesù. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, inchiodateci sulla nostra verità.
Spunti di riflessione :
Dedichiamo qualche istante a contemplare Lui. Come si comporta Gesù nella Passione? Sovrumana dignità, pazienza infinita. Non un solo gesto o una parola che smentisca quello che egli aveva predicato nel suo vangelo, specialmente nelle Beatitudini. Egli muore chiedendo il perdono per i suoi crocifissori.
- Quale è la nostra risposta all'Amore di Dio?
- Vivo di questa Alleanza con Dio o è solo occasione annuale e passeggera racchiusa in un sentimento pietistico?
- Gesù ci dice che sta in mezzo a noi come colui che serve e ci invita ad un amore reciproco senza il quale non possiamo dirci seguaci di Gesù Cristo. E noi ? Che valenza ha il nostro servizio?
- Rivedo, infine, il mio stile di azione nella vita quotidiana. In quale dei personaggi, principali o secondari, riesco meglio ad assomigliarmi? A quale, invece, vorrei poter somigliare di più?