II domenica tempo ordinario Anno C


Scuola di Vita
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Is 62, 1 - 5 ; Dal Salmo 95 (96) ; 1Cor 12, 4 - 11
GV 2,1-11
TEMA: Fedeltà - Intercessione - Manifestazione

• In quel tempo, ci fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle
nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Il racconto è assai scarno. C’è uno sposalizio a Cana di Galilea, città vicino a Nazaret. A questo sposalizio c’è la Madre di Gesù. Ella c’è, di lei non si dice che è invitata. Questo è un particolare omesso e quindi dobbiamo pensare che Maria sarebbe dovuta esserci a quello sposalizio, anche se non sappiamo il perché di questa sua presenza lì, in quel luogo. Gesù invece è invitato con i suoi discepoli e qui viene presentato come uno dei tanti invitati, infatti fu invitato anche lui con i suoi discepoli. Gesù deve essere sempre invitato, chiamato. Questa è la prima verità che emerge dal racconto. Gesù deve essere invitato, perché lui non può entrare nella vita di nessuno se non per invito, su richiesta. Ma se si invita Lui con Lui vi sono anche i suoi discepoli, perché lui e i suoi discepoli sono ormai una cosa sola. Il mistero della Chiesa è qui adombrato. Molti vorrebbero Gesù senza la Chiesa, senza i suoi discepoli. Questo è impossibile. Chi accoglie il mistero di Gesù deve accogliere anche il mistero della Chiesa, perché Gesù e la Chiesa sono un unico mistero di salvezza, e non si ha Gesù senza la Chiesa e non si ha la Chiesa senza Gesù.
• Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
Durante i festeggiamenti accade una cosa non usuale per uno sposalizio. Viene a mancare il vino. Se ne accorge la Madre di Gesù, la quale dice semplicemente al figlio: “Non hanno più vino”.
Maria sa chi è il Figlio e cosa può fare, per questo gli manifesta lo stato di disagio in cui si trovano gli sposi. Sapere chi una persona è e cosa essa può fare è certezza di giusta soluzione all’evento che deve essere in qualche modo riportato nella sua “normalità”. Dall’atteggiamento di Maria dobbiamo tutti apprendere; sovente noi non conosciamo chi l’altro è, non sappiamo cosa sappia fare e neanche se lo può fare e, rivolgendoci alla persona sbagliata, sciupiamo il tempo; non creiamo speranza negli altri, perché non risolviamo il loro “affanno” o la loro “preoccupazione.
• E Gesù le rispose: « Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora ».
Quanto avviene a Cana di Galilea rivela pertanto qual è la giusta relazione tra la Madre e il Figlio. La Madre presenta al Figlio l’urgenza, l’esigenza immediata; il Figlio ha i suoi tempi e i suoi momenti e in tal senso tra le esigenze presentate da Maria e quelle del Figlio che sono di salvezza non c’è alcuna relazione, avendo due compiti e due missioni, che pur non essendo in contrapposizione, non sono tuttavia identiche.
Dinanzi alla Madre c’è solo l’arrendevolezza del Figlio, il quale, pur manifestando la non coincidenza tra ciò che lui è chiamato a fare e ciò che la Madre gli suggerisce di fare, deve accondiscendere alla sua richiesta, per il solo fatto che alla Madre non si può dire mai no. C’è in questo atteggiamento di Gesù il più alto insegnamento circa l’osservanza del quarto comandamento. Da Gesù dovremmo tutti imparare come si onorino e si rispettino i genitori. Gesù concede alla Madre l’onore di essere stata lei a chiedergli il primo miracolo e questo nonostante non fosse l’ora sua, nonostante non entrasse questo miracolo nel piano salvifico che il Padre aveva stabilito per il Figlio suo. Tanto dovrebbe produrre l’amore di un figlio per la madre, concederle tutto quanto la madre chiede in bene naturalmente; poiché il male non bisogna accordarlo a nessuno. Anche in questo Gesù è modello di rispetto, di amore, di esaudimento, di osservanza della legge del Padre suo. In una società in cui il genitore è quasi disprezzato, Gesù diviene lo specchio dinanzi al quale porsi per ritrovare quell’equilibrio di giustizia e di santità, pena l’imbarbarimento dei costumi e della società.
• Sua madre disse ai servitori : « Qualsiasi cosa vi dica, fatela ».
La Madre sa che Gesù è pronto a fare quanto ella ha chiesto e per questo invita i servi a porsi in ascolto del Figlio. Fate quello che egli vi dirà. Ascoltatelo. Tutto è nelle mani di Gesù. La sua autorità è grande, è simile ed uguale a quella di Dio Padre. Per questo egli può fare il miracolo, per questo nelle sue mani è la vita e la morte di ogni uomo. Tutto da lui dipende, perché il Padre nelle sue mani ha messo ogni cosa. Gesù in tal senso è il mediatore unico tra Dio e il popolo, tra il Creatore e la creatura. Ogni cosa è stata posta nelle sue mani, perché egli la dispensi e la elargisca secondo il bene. Ora Gesù si trova dinanzi a due beni: l’ascolto della Madre e l’aiuto concreto agli sposi, affinché non subiscano disonore a causa della mancanza del vino.
• Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione dei Giudei contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: « Riempite d'acqua le anfore »; e le riempirono fino all'orlo.
Il miracolo Gesù lo compie in due tempi successivi e distinti. Prima dona l’ordine che si riempiano di acqua delle giare. Ciò che i servi fanno con tempestività. Le giare servivano per le rituali abluzioni dei Giudei, i quali, temendo di contaminarsi, avevano sempre dell’acqua a portata di mano per purificarsi da ogni possibile contagio da cose o da persone che avrebbero potuto renderli ritualmente immondi. Viene qui specificato che le giare sono state riempite fino all’orlo. Non è senza significato questo particolare. Serve anche a dimostrare, come testimonianza, che quando i servi hanno riempito le giare, era ben visibile l’acqua. Tutto quanto Gesù opera cade sempre sotto l’osservazione dell’occhio vigile di chi osserva attentamente ogni cosa e può quindi provare la veridicità dell’evento o dell’avvenimento a causa di una testimonianza sempre oculare, di presenza.
• Disse loro di nuovo: « Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto ». Ed essi gliene portarono.
È questo il secondo ordine. I servi devono attingere l’acqua non il vino, che non c’era nelle giare, e presentarla al Maestro di Tavola. È in questo secondo ordine che si compie il miracolo. L’acqua si trasforma in vino sotto i loro occhi. Il miracolo è assai evidente per i servi. Non è evidente per il maestro di tavola, che è ignaro di tutto; è questa sua non conoscenza dei fatti che fa sì che il disonore per i due sposi a causa della mancanza del vino, si trasforma in lode per l’abbondanza e per la qualità eccellente del vino; soprattutto per l’onestà con cui gli sposi, sempre a suo giudizio, hanno condotto l’andamento dello sposalizio.
• E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto, il quale non sapeva
da dove venisse ma lo sapevano i servi che avevano preso l'acqua, chiamò lo sposo e gli disse: « Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono; tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora ».
Quanto è detto in questo versetto dimostra la grandezza del dono di Dio, il quale supera sempre ogni attesa dell’uomo. Dio è infinitamente grande quando interviene in favore dei suoi figli ed è grande per la magnificenza dei doni che egli elargisce. In questo miracolo egli concede agli sposi un grande elogio di abbondanza, ma anche di onestà, di rettitudine. Lo sposo non ha imbrogliato con il vino. La sua condotta è ineccepibile. Da questo miracolo tutti dovremmo imparare che quando Dio interviene ed egli interviene sempre quando è la Madre sua a intercedere, fiorisce sempre l’abbondanza assieme alla gloria e all’onore per il beneficiario del miracolo di Dio. Questo ci insegna che dovremmo fare più ricorso alla Madre di Gesù; per questo dovrebbe esserci per Lei un grande amore, un amore che è ossequio, rispetto, ascolto, obbedienza, la stessa obbedienza di Gesù nei suoi riguardi e lo stesso onore. Spesso capita invece che tra noi e la Madre di Gesù non ci sia poi tanto rispetto, non la si ascolta, non la si invoca, neanche la si invita nella nostra casa e se lei è assente dalla nostra casa o considerata non presente, chi può intercedere presso il Figlio suo? Gli sposi l’hanno presa con loro nel loro sposalizio; Maria era nella loro casa. Questo il segreto del miracolo: la presenza di Maria allo sposalizio. Vedremo quale sarà il testamento di Gesù: lui vuole che noi prendiamo Maria nella nostra casa, che sia e dimori sempre con noi. Se Maria è con noi, ci sarà sempre il miracolo del vino che si compirà sulla nostra tavola e ci sarà sempre l’onore e la gloria che si riverseranno su di noi a motivo della sua solerte intercessione di un amore che previene e non attende di essere invocato, non aspetta che noi gli facciamo una richiesta. Tanto è l’amore di Maria per noi. A questo amore siamo tutti noi invitati a credere, a pensarlo sempre presente nella nostra vita. Qui è il successo dell’uomo e senza Maria non c’è successo, né onore e né gloria da parte di Dio, che interviene nella nostra vita con larghezza e magnanimità indicibile e indescrivibile.
• Questo a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Ogni azione che Gesù compie estende i suoi frutti in mille altre direzioni. Il miracolo compiuto non solo rende onore agli sposi. Esso manifesta e rivela la gloria di Gesù. La gloria in questa precisa circostanza è la potenza di cui Gesù è rivestito e questa potenza gli conferisce onore e grandezza. La gloria è la grandezza di Gesù. Egli è estremamente grande, poiché ha saputo e potuto cambiare dell’acqua in vino, per miracolo, cioè per intervento di Dio nella sua vita. Gesù appartiene a Dio, è uomo di Dio, Dio opera attraverso di lui. Questa la gloria che si riversa su Gesù in seguito al miracolo da lui compiuto. Ma il miracolo produce anche un altro frutto: la fede in Gesù dei suoi discepoli. Questo vuol dire che fino ad ora i discepoli non avevano creduto? Niente affatto. Sta a significare che Gesù era stato creduto e pensato come uomo di Dio; ora non è più pensato, ora è visto come uomo di Dio. La fede si alimenta e si ingrandisce di un altro elemento: la visibilità, l’esteriorità, la storicità.. La fede per essere completa ha bisogno di questi segni. Non che il segno generi la fede; nel vangelo è sempre il contrario, è la fede che fa generare il segno. Ma il segno è necessario per la completezza della fede; è lui infatti che rende testimonianza della veridicità e della verità di colui che noi crediamo essere uomo di Dio. Chi è uomo di Dio deve agire da uomo di Dio e l’uomo di Dio se agisce da uomo di Dio conferma sempre la fede di quanti si sono avvicinati a lui perché hanno creduto in lui e lo hanno visto come uomo di Dio. Anche questo aspetto deve essere aggiunto alla nostra fede, sovente fatta di sole parole, di frasi, di enunciati, di concetti, anche se bellissimi; manca tuttavia ad essa la visibilità dell’opera, manca quel segno esterno che la rende completa, perfetta, indistruttibile.
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli

Il vino, nella Scrittura Antica, è dono di Dio per allietare il cuore dell'uomo. La letizia del cuore è il sale della vita. La tristezza spiana la via al peccato e alla morte. (Cfr. Sal 104 (103) 1-16).
Esso però va bevuto sempre con moderazione, grande sobrietà. Esso è visto come vera fonte di gioia, di allegria. È alimento che dona vita alla vita. (Sir 31,25-31)
La verità che serve a noi per leggere secondo i pensieri di Dio il racconto evangelico delle nozze di Cana è questa: alla tavola della sapienza mai dovrà mancare il vino. La Sapienza Eterna ed Incarnata è Cristo Gesù. Le sue nozze con l'umanità dovranno essere fonte perenne di gioia, allegria, vera vita. Dovranno essere piene della gioia, della carità, della misericordia, pietà, compassione, conoscenza. (Pr 9,1-6).
Le nozze di Cana sono figura, immagine di una realtà infinitamente più profonda. Gesù celebra le nozze con l'umanità, con la sua Chiesa. Potrà mancare mai nella Chiesa la vera vita? Perché non manchi è necessario che la Madre di Gesù sia sempre presente in ogni momento e circostanza. È Lei che giorno per giorno deve pregare Gesù perché dia vita alla sua Chiesa, all'umanità, alle anime, a quanti sono privi della vera vita.
La Vergine Maria è presente alle nozze dell'umanità con il Figlio eterno del Padre. Ama con il cuore di Dio. Con gli occhi dello Spirito Santo vede che il vino dell'amore è finito. Un matrimonio senza amore fallisce. Non dura. L'amore deve essere eterno, perché Dio ama di amore eterno. Con gli stessi occhi dello Spirito vede la verità di Cristo suo Figlio. Lo vede nella sua missione redentrice che è quella di versare nel cuore sempre il vino purissimo di un amore sempre nuovo. Vede anche il Padre pronto a comandare al Figlio di iniziare a versare questo vino sotto il segno di un vino materiale. Manifesta al Figlio ciò che ha visto sotto richiesta di preghiera. Senza ascoltare la sua risposta, che sa già positiva, ordina ai servi di fare tutto ciò che il Figlio dirà loro. Esce di scena. La sua missione è compiuta. Inizia la missione di Gesù e degli altri. Possiamo affermare che la Vergine Maria è l'iniziatrice di ogni vera missione di salvezza. Per lei tutto inizia. Poi lascia ogni spazio a chi deve portare a compimento l'opera.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, otteneteci da Gesù la vera vita.

Spunti di riflessione:
- Gli sposi cristiani, le nostre famiglie a volte sono come gli sposi di Cana, rimangono “senza vino”; che cosa possiamo fare per non farci mai mancare lo Spirito di Gesù, nostro “buon vino” quotidiano?
- Siamo disposti ad invitare Gesù al nostro matrimonio nel quotidiano di ogni giorno e a chiedere il suo aiuto nei momenti di crisi?
- Nella mia vita c’è il vino, c’è la grazia? O mi accontento dell’acqua, mi accontento di rosicchiare la vita?
- La madre di Gesù non sa cosa farà il figlio, ma gli mostra la carenza di cui soffre il popolo: cosa mi manca in questo momento per rendere piena la mia gioia? Quale mio atteggiamento impedisce alla forza della resurrezione di entrare nella mia vita?
- Quale spazio occupa la Santa Madre di Dio nella nostra vita personale e comunitaria? Ci rivolgiamo a lei con fiducia?
- Custodiamo il dialogo con lei tramite la richiesta di pregare per noi, nel Rosario e in altri modi?
- Siamo capaci di accogliere il comando che Maria rivolge ai discepoli riguardo al Figlio: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»?