XXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO (A)

XXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO (A)
Ez 33,1.7 – 9 ; Salmo 94 (95); Rm 13,8 – 10
MT 18, 15 – 20
TEMA : Correzione - Perdono
• In quel tempo,Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il tuo fratello commette una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;
La colpa è nella trasgressione della legge santa di Dio. Ammonire è avvertire colui che ha commesso una colpa, manifestandogli la gravità di essa. Bisogna ammonirlo con carità e anche nella forma bisogna essere riguardosi, pieni di amore: a tu per tu; da cuore a cuore. L’ammonimento non è ancora salvezza; bisogna che la parola venga accolta e che si retroceda dalla cattiva via del peccato. Quando questo avviene il fratello è guadagnato nuovamente al regno di Dio.

• se non ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.
Se l’ascolto non si produce, allora non bisogna desistere; è carità continuare, ma sempre osservando la legge della discrezione; questa volta si procede con testimoni; la cosa è seria e bisogna trattarla con serietà, la comunità in qualche modo deve esserne resa partecipe; il peccato è sempre anche danno alla comunità.

• Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla comunità;
Quando neanche in questo caso si verifica l’ascolto, il retrocedere cioè dalla via di male intrapresa, bisogna allora investire tutta l’assemblea. E’ giusto che l’assemblea offesa prenda posizione con parole, preghiere, atti di persuasione perché colui che ha commesso una colpa ritorni sui suoi passi. L’assemblea è il terzo grado di ammonimento ed è l’ultimo.

• se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come il pagano e il pubblicano.
Se colui che ha peccato ancora una volta si rifiuta di rientrare nella legge santa di Dio, l’assemblea non è più responsabile del suo peccato, non deve accoglierlo nel suo senso; deve trattarlo alla maniera di quanti sono fuori del regno di Dio. Da ricordare che la pena della “scomunica” nella chiesa non è mai vendicativa, è sempre medicinale; esse deve portare il peccatore che si ostina a penitenza, a conversione, a quella riflessione dello spirito perché si disponga a rientrare nella verità e a percorrere le sue vie.

• In verità vi dico: tutto quello che legherete sulla la terra sarà legato in cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo.
Vengono dati ai discepoli del Signore poteri disciplinari in ordine al governo della comunità. Si tratta di vera e propria responsabilità pastorale. Il pastore deve trovare ogni mezzo ed ogni via per condurre le pecore all’ovile del cielo; in questo governo egli è rivestito di vera e propria autorità e responsabilità. Di volta in volta deve saper sciogliere e legare, legare ciò che era sciolto e sciogliere ciò che era legato perché le pecore camminino senza intoppo verso il regno. La pastorale è scienza dello Spirito ed è dinamica, aperta, nuova, vera, santa, aggiornabile sempre al momento storico. Per questo occorrono pastori dinamici, aperti, nuovi, veri, santi, aggiornati sempre al momento storico.

• In verità vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà.
La comunione di santità, di verità e di intenti sulla terra si fa comunione con il Cielo: fatti un cuor solo con il cuore di Dio, si diviene anche una sola volontà di amore e di benevolenza. Questa è la radice dell’esaudimento. Non si tratta di un esaudimento automatico per fattori esterni, per il semplice fatto che insieme chiediamo una cosa. Chiediamo la stessa cosa perché siamo una stessa cosa, e Dio ci esaudisce perché con lui siamo diventati un solo cuore nello Spirito Santo e in Cristo Gesù.

• Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì io sono in mezzo a loro”.
Essere riuniti nel nome di Gesù significa essere legati e cementati dall’unica parola di salvezza, dall’unica grazia che egli ha versato per noi, dall’unico Spirito che ha mandato dal cielo su di noi, per il rinnovamento del nostro spirito e del nostro cuore. In questa santità creata è presente la santità creata ed increata di Gesù. Egli è in mezzo a noi perché noi e lui siamo un solo corpo, siamo il suo corpo, membra santificate della sua vita.

Sia per te come il pagano e il pubblicano (M. Costantino di Bruno)
La Chiesa di Cristo Gesù non può essere infangata dal peccato dei suoi figli. Ognuno è obbligato a conservare santo il corpo di Cristo Signore. Tutto è dalla santità del corpo. Lo Spirito Santo viene versato sul mondo dalla santità di questo corpo. Se esso viene insudiciato, infangato, offuscato nella sua bellezza divina, diviene opaco, non più trasparente, non più attraente. La Chiesa deve attrarre a sé ed attrae per mezzo della sua bellezza spirituale. Un'anima sporca non attrae al Signore. Senza attrazione, tutte le opere di apostolato sono nulle, vane. Sono prive di vera santità.
Come fare perché la Chiesa sia sempre attraente in tutti i suoi figli? Gesù indica alcune regole fondamentali che sempre dovranno accompagnarla. Una di queste regole viene chiamata comunemente: correzione fraterna. Il fratello commette una colpa contro il fratello. Il fratello offeso si reca dall'offensore e lo invita a retrocedere dalla sua colpa. Gli chiede di ristabilire la pace. Tra i fratelli sempre si deve vivere in pace. Nel corpo di Cristo mai dovranno regnare guerre, divisioni, scissioni, antipatie, malumori, odii, rancori, separazioni e cose del genere. Il corpo di Cristo è uno e la sua unità deve sempre brillare più di ogni altra cosa. Due cuori uniti sono spettacolo per il mondo.
Se l'offensore ascolta e ritorna nella pace, la questione deve considerarsi conclusa. Il passato si perdona, si cancella. Non c'è più ricordo di esso. Se invece non ascolta, l'offeso deve prendere due testimoni e fare all'offensore una ammonizione ufficiale, secondo la legge. I due testimoni devono attestare che l'offesa è reale e anche il pentimento dovrà essere reale, il ritorno nella verità, reale. La pace del corpo esige anche l'umiltà di riconoscere il proprio peccato, la propria colpa, il proprio errore. Se dopo questa ammonizione secondo la Legge, il reo si pente e rientra nella verità della giustizia, la cosa deve morire all'istante. La pace fatta e sigillata toglie ogni ulteriore controversia. Il peccato è condonato. Il reo viene assolto.
Se però l'offensore persiste nel non riconoscere la sua colpa, persevera nella sua superbia di non voler chiedere perdono per il peccato commesso, allora è giusto che della questione si interessi la comunità nella sua autorità decisionale. È l'appello supremo dell'offensore contro il reo. Anche questo estremo ed ultimo ricorso si riveste di un solo significato: aiutare il peccatore nel suo cammino di vera conversione. Quanto lui ha fatto è un male. Il male va tolto dal cuore, se lo si vuole togliere dalla comunità dei discepoli di Gesù Signore. Quanti hanno autorità garantiscono in modo imparziale, secondo solo verità del Vangelo. Il peccatore si pente e la pace viene ristabilita.
La comunità cristiana vive di pace e la pace è solo nel ritorno del peccatore nella verità e nella carità di Cristo Gesù. È nella confessione dei propri peccati. È nella riconciliazione di tutti i suoi membri. È nella ripresa del cammino evangelico interrotto. È anche nell'accogliere l'ammonizione fraterna perché si smetta di peccare e si percorrere una via di sola luce. Cerca veramente la pace chi sa umiliarsi dinanzi a Dio e agli uomini. È proprio questa la nostra grandezza spirituale: riconoscere i propri peccati, chiedendo perdono sia a Dio che agli uomini. Non solo a Dio, ma anche agli uomini. Un cristiano necessariamente è umile, mai lui potrà essere superbo. Sarebbe altrimenti una contraddizione, un controsenso, una grave anomalia.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci piccoli, umili, semplici.

Spunti di riflessione:

- Perché è così difficile perdonare? Nella nostra comunità c’è un po’ di spazio per la riconciliazione? In che modo?
- In questi versetti del vangelo, il potere di perdonare viene dato alla comunità. La nostra comunità, come usa questo potere di perdonare che Gesù le conferisce?
- Gesù disse: "Perché dove due o tre sono riuniti del mio nome, io sono in mezzo a loro". Cosa significa questo per noi oggi?
- Il male dell’altro, non quello che fa a me, cosa provoca in me? Indifferenza o cura? Giudizio o accettazione e perdono? Lascio perdere se non tocca a me, oppure ho il coraggio e ho l’amore sufficiente per aiutarlo a cercare la verità? Cioè in fondo so fare davvero verità in un rapporto di amore e di accettazione? Ho quella profondità di accettazione e di amore che mi permette di far verità?
- Lego o sciolgo l’altro?
- Chiedo effettivamente al Signore la capacità e la luce per amare nella verità? non è una cosa ovvia, perché anche qui non c’è la ricetta.