IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA (A)

IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA (A)
At 2, 14a.36 - 41; Dal Salmo 22 (23) ; I Pt 2, 20b – 25;
GV 10, 1 – 10

TEMA : Riconoscere - Seguire

• In quel tempo, Gesù disse:« In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
Il discorso di Gesù è solenne. Viene introdotto un altro tema, che in verità non è per nulla nuovo a chi è permeato di cultura biblica, presentato attraverso l’immagine del Pastore e delle Pecore. Da sempre Dio era stato presentato e visto come il Pastore e Israele come il suo gregge, le sue pecore. Gesù presuppone tutta la rivelazione veterotestamentaria ed inizia direttamente il suo discorso, senza preamboli, con i toni dei grandi discorsi di rivelazione. Neanche inizia con il presentare chi è il vero pastore e chi sono le vere pecore. Tutto questo sarà detto in seguito. Ora urge affermare che chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Il ladro viene per rubare le pecore, il brigante per far loro del male, per sfregiarle e per ucciderle. L’allegoria, o metafora, ancora non permette di sapere chi è ladro e brigante, perché non sappiamo esattamente cosa è, o chi è la porta dell’ovile. Sappiamo però che chi non entra per essa è ladro e brigante.

• Chi invece entra dalla porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore ciascuna per nome, e le conduce fuori.
Gesù afferma ora chi è il vero pastore. È colui che entra per la porta. Il guardiano dell’ovile sa chi è il vero pastore e gli apre la porta. Anche le pecore conoscono il loro pastore, quello vero, lo conoscono dalla sua voce. La voce è determinante per farsi conoscere, specie di notte; la voce è personalissima. Può essere anche contraffatta, ma mai resa perfettamente uguale. Facile diviene pertanto riconoscerla e riconoscere in essa il vero pastore. Il vero pastore vive con le pecore una relazione di conoscenza, egli le conosce una per una e una per una le chiama e le conduce fuori. La porta e la voce sono i due elementi che fanno distinguere il vero pastore dal falso. Questi due elementi devono essere ricordati, sono essi la chiave di interpretazione delle parole di Gesù.

• E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Il vero pastore cosa fa? Conduce tutte le sue pecore fuori dell’ovile e si avvia con loro in cerca dei pascoli. Lui cammina avanti e le pecore dietro, esse lo seguono perché conoscono la sua voce.
Un altro elemento caratteristico del vero pastore: egli precede sulla via le sue pecore; precederle ha un senso ben definito, preciso. Precedere significa fare prima la strada, sperimentarla, sceglierla per loro, scegliere una strada buona, praticabile sulla quale camminare. Egli non lascia che le pecore scelgano esse la strada, non troverebbero mai i buoni pascoli, ne le fresche acque per il loro ristoro quotidiano. Tutto questo è motivato in lui dall’amore che ha per le sue pecore. Poiché le ama, sceglie per loro la via, sceglie la via migliore. L’amore deve essere la connotazione perenne che deve animare la vita del vero pastore; il giorno in cui si stancherà di amare, perderà anche la caratteristica del vero pastore.

• Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei ».
Viene qui messa in evidenza un’altra verità che dovrebbe farci riflettere, meditare, pensare giorno e notte. Le pecore del Signore non conoscono gli estranei, cioè coloro che non sono pastori secondo il cuore di Dio, e non conoscendoli fuggono via da loro. Fuggono perché non conoscono la sua voce come voce del vero pastore. Tra pastore e pecore non c’è solo un rapporto di dare la parola e di conferire la grazia attraverso l’amministrazione dei sacramenti, o fare le opere di misericordia corporali e spirituali, in modo distaccato, distante e separato dalle pecore, come se le pecore fossero di un altro. Tra le pecore e il pastore ci deve essere un rapporto di conoscenza. Le pecore devono riconoscere la voce del pastore come vera voce di Dio, come voce di verità e di amore, voce di salvezza e di redenzione. Se loro non sentono quella voce che risuona nel loro cuore anche attraverso la voce del pastore che li guida, essi non andranno dietro di lui, fuggiranno via, lo reputano un estraneo e non lo seguono più. Chiunque ha una qualche relazione con le pecore del Signore deve costantemente farsi un esame di coscienza, se la lontananza delle pecore dipende dal fatto che lui non è riconosciuto come pastore di Dio, pastore che ha il posto di Dio, o semplicemente perché le pecore non vogliono seguire il Signore. Comunque vadano le cose, spetta al pastore mettere ogni impegno affinché le pecore lo riconoscano e lo seguano. Per questo egli deve essere vero, autentico testimone dell’amore di Gesù.

• Gesù disse loro questa similitudine; ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Gesù parlava, ma essi non capivano cosa volesse dire, per loro il significato di queste parole rimaneva oscuro.
• Allora Gesù disse loro di nuovo: « In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore.
Gesù lascia la similitudine e inizia a tradurre le parti della similitudine. È lui la porta delle pecore. Chi vuole essere riconosciuto come vero pastore deve passare attraverso di lui. La porta per entrare e per uscire è la sua parola di verità, è lui parola di verità e di amore, è lui annunzio e lieto messaggio della salvezza, è lui mistero di amore crocifisso e risorto, è lui dono di vita eterna e di acqua che zampilla che dona la vita agli uomini. Egli afferma tutto questo solennemente, in verità. La sua è una parola vera e come tale bisogna accoglierla nel proprio cuore e fissarla nella propria mente.

• Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
Quanti sono venuti prima di lui e si sono presentati come la porta delle pecore, cioè come Messia di Dio, non erano veri pastori, ma ladri e briganti, quindi erano venuti solo per pascere se stessi, approfittando delle pecore. Le pecore che sanno distinguere la voce del vero pastore da quella dei falsi, non li hanno ascoltato, non li ascolteranno mai. Ancora una volta viene qui ribadito il concetto precedentemente esposto. Ognuno può anche presentarsi come vero pastore, ma non per questo viene accolto come tale. Le pecore sono in questo aiutate dal loro cuore nel quale Dio ha impresso la voce del vero pastore. Solo questa voce essi sanno ascoltare, le altre voci esse non le riconoscono come voci da seguire e quindi fuggono lontano da loro. Quanti invece non sono vere pecore, possono anche seguire i falsi pastori, ma per loro rovina, non per il loro bene.

• Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Viene ancora qui ribadito chi è Gesù. Egli è la porta delle pecore. Chi passa attraverso lui, guidato sempre dal buon pastore, otterrà la salvezza; potrà uscire, troverà pascolo, si sazierà, tornerà nuovamente nell’ovile per trovare rifugio e riparo dagli agguati della notte.

• Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
La differenza tra Gesù e il ladro, o il brigante, è una differenza di vita e di abbondanza di vita. Il ladro viene per prendere la vita delle pecore, per nutrirsi della loro vita, per trovare un vantaggio dalla loro uccisione. Gesù invece viene per dare la vita alle pecore e per darla in abbondanza. Ma tutto questo avviene attraverso il dono della sua vita. Il ladro toglie la vita alle pecore per nutrire la sua; Gesù invece fa un dono della sua vita alle pecore perché queste nutrendosi di lui possano entrare nella vita e nell’abbondanza di essa. La differenza è incolmabile, è l’esatto contrario. Gesù è il buon pastore ed è anche la porta delle pecore e colui che dona ad esse la vita in abbondanza attraverso la sua vita. È, questo, un chiaro invito a quanti vogliono essere pastori, perché si mettano anch’essi in questa santa disposizione. Mettano cioè se stessi in condizione di dare, di offrire se stessi per la vita delle pecore. Le pecore con Cristo vivono facendo propria la sua vita e così deve avvenire per ogni altro che voglia essere pastore nel nome e al posto di Dio sulla terra.

Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (M. Costantino di Bruno)
Gesù oggi si presenta ai Giudei e al mondo intero come il Pastore universale. Nessun altro è pastore. Ogni altro può essere pastore, ma solo in Lui, con Lui, per Lui, in perenne ascolto della sua voce, in eterna imitazione della sua carità e del suo amore.
Se questa è la verità di Cristo, si deve credere, siamo tutti obbligati a credere che quanti si sono proclamati pastori, si proclamano, si proclameranno, senza essere in Lui, con Lui, per Lui, non sono veri pastori. Sono ladri e briganti. Le sue parole non consentono altra interpretazione: "Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi entra da un'altra parte, è un ladro e brigante".
Il cristiano non solo è obbligato dalla sua fede a non lasciarsi guidare da alcun altro pastore, all'infuori di Cristo Gesù. Deve anche gridare ai quattro venti questa verità del suo Pastore. Lo deve fare per onorare Cristo nella sua verità. È obbligato a farlo per rendere un servizio di carità ai suoi fratelli, caduti nelle mani di ladri e di briganti.
Se il discepolo di Gesù non grida questa verità di Cristo, se Cristo da lui è relativizzato, reso uguale agli altri, messo sulla stessa linea degli altri, lui non solo rinnega la sua fede, uccide la sua verità, tradisce il suo stesso essere, viene meno ad un obbligo grave di carità, amore, compassione verso tutti i suoi fratelli. In questa fede oggi stiamo fallendo tutti. Cristo Gesù non è più il Cristo di Dio, il suo solo Pastore, il suo Mediatore unico, Redentore, Salvatore dell'umanità. È questa la stoltezza cristiana: l'uccisione, la crocifissione spirituale, nella verità, di Gesù Signore.
Per entrare nell'ovile di Dio, per condurre il gregge del Padre, bisogna passare per la porta. Essa è una sola: Cristo Signore. Quanti non entrano per questo porta e si fanno pastori, sono ladri e briganti. Quanti sono invece pecore e non entrano ed escono attraverso quest'unica porta, mai potranno trovare vita vera. Sono condannati ad una eterna falsità, menzogna, errore, inganno, buio fitto, non conoscenza.
Quanti si lasceranno guidare da ladri e briganti, sappiano che costoro vengono per rubare, uccidere, distruggere. Loro non servono le pecore. Si servono delle pecore, privandole della loro vita. Gesù invece, il buon Pastore, viene perché le pecore abbiamo la vita e l'abbiano in abbondanza. Gesù non si serve delle pecore. Lui le pecore le serve donando loro la sua vita tutta intera. Non risparmiandosi in nulla perché esse entrino in possesso della vita eterna ricevendola in abbondanza. Questa differenza infinita oggi viene ignorata, nascosta, tradita, venduta dal discepolo di Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, facci veri annunziatori della verità di Cristo Signore. Angeli e Santi di Dio, non permettete che noi tradiamo e rinneghiamo Gesù.
Spunti di riflessione:

- Gesù è il pastore buono perché sempre ti conosce, ma tu lo riconosci? Un pastore che viene nella tua vita come porta per uscire e per entrare: ti lasci portare da lui quando ti relazioni con gli altri?
- Nella tua comunità, nella tua famiglia sei anche tu una porta, non per chiudere, ma per restare aperta alla comunicazione fraterna, per lasciare passare la stima e la fiducia?
- Ho mai avvertito il “rischio” di rimanere lontano dal Signore, dal suo amore? In cosa consisterebbe questo “rischio”?
- Chi potrebbero essere al giorno d’oggi “ i ladri e i briganti” che vogliono rubare le pecore, ovvero distogliere i credenti da seguire il Signore?
- Come è possibile ascoltare la voce del Signore e seguirlo?
- Sono immerso nell'ascolto di Dio? Ci sono spazi e momenti nella mia vita quotidiana che dedico in modo particolare all'ascolto della Parola di Dio?
- Dove arriva la mia conoscenza di Gesù Cristo: è ferma ad un livello teorico-astratto o è un continuo abbandono fiducioso perché trasformi e guidi la mia vita?
- La testimonianza cristiana comporta coraggio, fede forte e perseveranza; mi sento animato da questa certezza quando incontriamo difficoltà e ostacoli nel testimoniare la mia fede? Ispiri al Vangelo le tue scelte di vita?
- Ci sentiamo anche noi parte del gregge e non fuori o al di sopra del gregge?