III DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA (A)

III DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA (A)
At 2, 14a.22 - 33; Dal Salmo 15 (16) ; I Pt 1, 17 – 21;
LC 24, 13 – 35

TEMA : Annebbiamento - Insegnamento

• Ed ecco in quello stesso giorno due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Due di loro, sicuramente sul tardi, lasciano Gerusalemme e si dirigono verso Emmaus. La distanza è relativamente breve, circa 12 Km. Durante il viaggio parlano di quanto è accaduto in questa ultima festa di Pasqua.

• Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Gesù in persona si fa loro compagno di viaggio. Da loro non fu riconosciuto. Il motivo è presto detto: i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. L’incapacità è data dal fatto che nel loro cuore non c’era più attesa; era in loro svanita quella speranza riposta in Cristo Gesù. L’evento era stato classificato come finito e con esso era anche finita la speranza con la quale essi avevano seguito Gesù. Quando il cuore è morto alla speranza, Gesù non può essere conosciuto; è, questa, vera e propria incapacità. Gli occhi non possono vedere se non ciò che c’è nel cuore e se Gesù nel cuore non c’è più, neanche gli occhi lo vedono.
Questo non significa che ci sia solo la soggettività e non l’oggettività di un evento; significa semplicemente che se il cuore è morto alla storia, al vero, all’attesa, alla speranza, l’uomo vivrà da morto e non da vivo e se vive da morto, tutto quello che vede, anche la vita in persona, come nel caso di Gesù, non è capace di riconoscerla come la vera vita.

• Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi lungo il cammino?».
Da vero compagno di viaggio, Gesù si introduce nel discorso e chiede, vuole sapere il senso delle loro parole, cosa dicono e perché lo dicono. Gesù chiede per poi poter rispondere, non chiede per avere la risposta. Gesù ci insegna così una metodologia certa per entrare in dialogo con gli uomini. Bisogna tuttavia stare molto attenti: la domanda è perché Lui, Gesù, possa rispondere, non perché Lui, Gesù, riceva la risposta. Gli uomini di Dio possono e debbono entrare in dialogo con il mondo, soltanto che spesso si lasciano dare la risposta dal mondo, anziché dare loro la risposta al mondo. Il dialogo qui è solo strumentale, non è essenziale, perché serve solamente come via per entrare in comunione e aprire il loro cuore nuovamente alla speranza.

• Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Tu solo sei forestiero in Gerusalemme non sai ciò che è accaduto in questi giorni?».
C’è tristezza nei loro volti e lo si comprende assai bene. C’è una speranza che è svanita e quando svanisce la speranza il cuore è assai triste. Ma loro però non riescono a capire come questo loro compagno di viaggio sia rimasto estraneo ai fatti vissuti da loro. Ciò che è avvenuto a Gerusalemme per loro è talmente importante che tutti devono saperlo, tutti hanno dovuto in qualche modo esserne coinvolti. Il fatto di Gesù è così sconvolgente la storia, di ieri e di sempre, che nessuno, a meno che non sia un forestiero dell’umanità, può ignorarla. Per loro è così. Speriamo che lo sia anche per noi. Da notare che in loro era morta la speranza; e tuttavia hanno un così vivo ricordo dei fatti ma anche hanno a quei fatti attribuito una importanza cosmica, universale, da essere conosciuta da tutti. Quando il cuore viene conquistato da Gesù, difficilmente Gesù esce dal cuore. C’è la delusione, ma in fondo in fondo il pensiero è sempre là.

• Domandò: «Che cosa?».
Gesù vuole che siano essi a pronunziarsi. Devono dirgli cosa essi pensano della sua vita e della sua morte, devono anche dirgli il perché se ne tornano tristi e sconsolati ad Emmaus.

• Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e l'hanno crocifisso.
Loro stanno parlando di Gesù Nazareno e degli eventi che gli sono successi in questi ultimi giorni a Gerusalemme. Questo l’argomento dei loro discorsi. Gesù per loro fu profeta potente in parole ed in opere, davanti a Dio e a tutto il popolo. Questa la loro fede in Gesù. In fondo per essi Gesù rimane nella scia degli antichi profeti, i quali venivano, parlavano, compivano opere meravigliose e poi sparivano, se ne andavano con Dio, a volte anche in modo cruento e doloroso come è il caso di Gesù.
Gesù pertanto viene qui riconosciuto come vero, autentico, profeta, potente come nessun altro. Non perché Gesù fu tolto di mezzo in quel modo essi lo credono un malfattore, per loro Gesù è un vero profeta. Questa la fede dei due viandanti. Ma sulla strada di Gesù si intromisero i sommi sacerdoti e i capi e la strada fu interrotta. Per loro volontà ci fu una deviazione dolorosa verso il Golgota e quindi verso la morte di croce. Per loro la responsabilità di una fine così tragica è da ricercare nella volontà contraria dei sommi sacerdoti e dei capi. La responsabilità non è del popolo, né dei Romani, i Romani sono solo esecutori materiali di un progetto voluto, stabilito, orientato da loro. Questa la lettura della storia dei due viandanti.

• Noi speravamo che fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
Ma nel loro cuore c’è una speranza che non vuole andarsene. La loro speranza è che Gesù non fosse soltanto un profeta potente, fosse anche un Messia Liberatore, il Nuovo Re atteso dal Popolo. Questo purtroppo alla lettura della storia non è stato possibile. I sommi sacerdoti e i capi glielo hanno impedito. Gli eventi sono assai recenti, distano da loro appena tre giorni. Tutto si è verificato tra la sera del Giovedì Santo e la Giornata del Venerdì Santo, diremmo noi. Vigilia e Antivigilia della Pasqua.

• Ma alcune donne delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino alla tomba e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli i quali affermano che egli è vivo.
Ma la storia di quest’uomo, di Gesù, non finisce, o meglio sembra non voler finire. Alcune donne li hanno sconvolti, forse più della stessa fine dolorosa di Gesù. Queste essendosi recate di buon mattino al sepolcro, non solo non hanno trovato il corpo di Gesù, hanno anche riferito di aver avuto una visione di angeli i quali affermano che egli è vivo.
Avrebbero potuto questi uomini aprirsi alla fede nelle parole delle donne. Non lo fanno. Perché? Perché l’apertura alla fede necessita loro un cuore libero da pregiudizi, da pensieri, un cuore che rincorre solo la Parola, la Parola ascolta, la Parola vuole comprendere e vivere. Quando è avvenuto o avviene il distacco con la Parola, allora gli eventi esterni non possono supplire a ciò che manca dentro. Questo deve essere detto, specie in un tempo come il nostro in cui c’è assai distacco dalla Parola di Gesù. Quanto avviene dall’esterno può soltanto aiutare la Parola a riprendere la sua piena vitalità, ma se la Parola non viene inserita nel cuore, inutile sperare, tutto si rivela opera vana. In questi uomini non c’è rapporto con la Parola di Gesù. È strano a dirsi: c’è rapporto con Gesù, c’è rapporto con le attese che Gesù avrebbe potuto realizzare, ma non c’è rapporto con la Parola di Gesù e quindi gli eventi esterni diventano evanescenti, irrazionali, illogici, per lo meno si dimostrano eventi strani, che non possono in alcun modo cambiare la storia personale.

• Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
Per loro c’è stato anche un riscontro con quanto hanno affermato le donne; alcuni uomini si sono recati al sepolcro per vedere; tutto è stato trovato come avevano detto le donne, ma lui, Gesù, non lo hanno visto. Le donne si sono dimostrate fedeli nel riportare gli avvenimenti. Questa è testimonianza oculare, visiva. Anche con le donne il rapporto si interrompe, quando si tratta di ascoltare la Parola di Gesù e di accoglierla in tutto il suo significato. La chiave pertanto di tutto il racconto di Luca in questa prima fase è tutta incentrata sul ricordo della Parola di Gesù. O si accoglie la Parola di Gesù, o tutti gli eventi rimangono estranei al nostro cuore ed anche al nostro spirito.

• Ed egli disse loro: ”Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
Ma Gesù va oltre e dice qual è la vera causa della loro incredulità: essi non hanno un legame di fede con Dio e con la storia. Il loro legame è un legame di cuore, affettivo, di speranza, di immaginazione, anche di costruzione di una certa idealità storica e messianica. Ora la fede con Dio, e quindi la giusta relazione con lui, si fonda solo sulla Parola dei profeti. In fondo la loro falsa conoscenza di Gesù non è tanto da fondare sulla Parola di Gesù che essi non hanno accolta e quindi non hanno ricordato; c’è ben oltre, c’è una radice ben più profonda che bisogna mettere in luce e rivivificare: questa radice è la Parola dei Profeti che essi non hanno mai creduta nel suo vero, autentico, genuino significato, quello voluto da Dio e non gli altri significati che lungo il corso della storia gli uomini le hanno conferito, per loro propria utilità immediata.
Se si va alla Parola vera dei Profeti si trova che il Cristo aveva già una via segnata e questa via era proprio quella percorsa da Gesù di Nazaret. Questa l’argomentazione di Gesù. Oggi che si vuole riscoprire Gesù perché diventi nuovamente il liberatore degli uomini, bisogna stare assai attenti a non ripetere l’errore dei contemporanei di Gesù, discepoli e non. A Gesù si va attraverso la Parola dei profeti, si va attraverso la sua Parola portata a compimento in tutta la sua verità di salvezza e di redenzione. Se non si opera questo confronto con la Parola, se alla Parola non ci si riferisce più, se la Parola viene comodamente ignorata, si avrà sempre con il Signore Gesù un rapporto di cuore, ma non di mente, un rapporto di sentimento ma non di volontà, un rapporto di idealizzazione, ma non un rapporto di vera, autentica, speranza cristiana.

• E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
È questa la catechesi vera, significativa, che è luce di verità, attraverso la quale bisogna illuminare il cuore. Cosa fa Gesù? Rilegge autenticamente la Scrittura, tutta la Scrittura che lo riguarda e dona ai due viandanti il vero, retto, divino significato.
Che nessuno si illuda, è questa l’opera che dovrà caratterizzare la Chiesa del futuro. Una Chiesa senza Parola, è una Chiesa senza speranza, delusa, oppressa, affannata, alla ricerca di soluzioni umane, come umana era la soluzione di questi due viandanti. Non è possibile, non sarà mai possibile costruire la comunità cristiana, se non si parte dalla Parola, da ogni singola Parola e non la si accolga interamente nel cuore, dopo averla purificata da tutte le infiltrazioni umane che la hanno alterata e trasformata nel suo significato di verità eterna di salvezza. Il cuore non si rinnova mettendovi altre parole umane, esso si rinnova se si tolgono da esso le parole divine mischiate a parole umane con interpretazioni umane e si immettono in esso solo parole divine con interpretazioni divine. Questa la via di Gesù, questa la via di ogni suo discepolo. La Chiesa rinasce per virtù della Parola e senza Parola non c’è rinascita nella Chiesa.

• Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.
La catechesi è finita. Gesù può andare anche via. Ma no. Ancora non può andare via, perché la catechesi non è tutto nella Chiesa. La Catechesi è solo luce, ma la luce necessita della vita, se non si dona la vita ad un morto, la luce egli non la vedrà mai. E così luce e vita rifanno l’uomo, l’una lo fa rivivere, l’altra lo fa camminare; l’una gli dona la forza, l’altra gli spiana il cammino.

• Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al tramonto ». Egli entrò per rimanere con loro.
L’invito viene dal cuore. A questo viandante ci si era in qualche modo affezionati. Era un uomo straordinario. Conosceva le Scritture. Sapeva pensare bene del Cristo, del Messia di Dio, aveva in qualche modo riaperto la loro fede in Gesù, poiché tutto quanto quest’uomo aveva detto, si era compiuto alla lettera in Gesù, nel loro Maestro. Da qui l’invito a restare con loro. Con saggezza fanno leva perché accettasse sul fatto che ormai il giorno si è già inclinato e sta per sopraggiungere la sera. Di sera non si cammina perché le strade si fanno assai pericolose. Gesù accoglie il loro invito. Lo accoglie perché ancora gli resta qualcosa da insegnare a questi suoi due discepoli. Poi saranno loro ad insegnare quanto vissuto ai fratelli.

• Quando fu a tavola con loro prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Gesù compie lo stesso gesto compiuto nel cenacolo, lo stesso che aveva operato prima della moltiplicazione dei pani. È il gesto caratteristico di Gesù, non può essere di nessun altro, poiché solo lui aveva potuto dare nel cenacolo il suo corpo sotto l’apparenza del pane da mangiare. Prendere, benedire, spezzare e dare è il segno caratteristico di Gesù. È segno manifestativo del suo essere. Così la Chiesa dovrà riconoscerlo nei secoli, per sempre. Ma prima occorre, perché questo gesto non venga vissuto vanamente, che l’uomo sappia chi è veramente Gesù. La catechesi, o illuminazione della mente sul mistero di Gesù, deve precedere ogni gesto dello spezzare il pane, perché l’uomo non viva questo gesto in modo ambiguo, in modo non del tutto vero, in modo errato, in modo peccaminoso.
La parola ed il gesto del prendere, benedire, spezzare, dare devono sempre rimanere essenzialmente uniti, è questa l’unica via, non altre, per conoscere Gesù e per liberarsi da ogni vana attesa di lui. In fondo Cristo molti lo vogliono, ma vogliono di lui una venuta vana, inutile, non reale, non liberante, e tutto questo provoca molta delusione e molta tristezza nel cuore. La causa è una sola. Il distacco con la parola della salvezza, parola dei profeti e di Gesù, che deve portarci al cuore della verità e della gioia, che è poi la liberazione di cui l’uomo ha veramente bisogno.

• Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
Forti della Parola e del Gesto sacramentale i loro occhi si aprono. Ma Gesù sparisce. Potremmo domandarci perché Gesù è sparito. Avrebbe potuto conversare, spiegare, illuminare, certamente i discepoli lo avrebbero ascoltato con più attenzione, soprattutto lo avrebbero ascoltato con un cuore nuovo, aperto alla speranza vera, illuminato dalla verità. Gesù sparisce per indicarci dove veramente lui è: nella parola e nel gesto del pane. Se lui appare, se si fa compagno di viaggio, lo fa per condurci là dove lui vuole essere trovato, amato, vissuto, desiderato, ma anche dato ai fratelli.
La visione di Gesù ora è solo di aiuto, non è di sostituzione alla parola e all’eucaristia. Ma l’uomo ha bisogno di aiuto, e sovente Gesù gli si accosta, cammina con lui, si fa suo compagno di viaggio, per ricondurlo alla Parola vera, per fargli vivere il gesto dello spezzare il pane in conformità alla Parola, e non secondo altri significati che non sono certamente in sintonia con la Parola annunziata.

• Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via quando ci spiegava le Scritture?».
Dopo aver riconosciuto Gesù, questi due discepoli, ripensano a quanto era avvenuto lungo la via e l’uno confida all’altro le sensazioni del proprio cuore. Il cuore ardeva nel petto mentre Gesù conversava con loro e spiegava le Scritture. Quando il cuore si ricolma di verità, quando esso è illuminato di luce vera, divina, esso non può che esultare, ardere, bruciare. Anche questa confidenza dell’uno all’altro deve essere per noi severo monito. Quando noi parliamo di Dio i cuori rimangono freddi, gelati, di ghiaccio, assiderati. Il motivo è da ricercare nella nostra parola vuota, senza senso, priva di significati di salvezza, parola di convenienza, di opportunità, parola soprattutto d’uomo che non attrae perché non è Parola di Dio.
Il cuore che arde è il segno della verità della nostra parola e quando i cuori non ardono bisogna subito passare ai rimedi, bisogna immediatamente riparare, altrimenti c’è in essi delusione, perdita di speranza, carenza di significati di salvezza. A volte c’è tanta noia quando noi parliamo di Dio, c’è stanchezza, desiderio di non ascolto. È il segno che nel nostro cuore non c’è Gesù e senza Gesù nel cuore gli altri cuori non ardono, perché solo Gesù può fare ardere i cuori mentre lui parla, e se parliamo noi, deve parlare Gesù attraverso noi, altrimenti il cuore rimane come esso è e non si riaccende in esso la luce della verità e della speranza.

• E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone ».
Compreso chi è Gesù, sapendolo vivo, riconosciuto come il Messia di Dio, oltre che il suo Profeta, i due viandanti non possono fermarsi, devono rifare il cammino già fatto. Ma questa volta con un animo ben diverso da quello con cui avevano fatto il viaggio di andata. Ora c’è nel cuore una speranza nuova, ma c’è anche una certezza nuova, quel Gesù che aveva tolto il respiro al loro cuore a causa della sua morte così dolorosa, ha potuto farlo solo a causa della loro non conoscenza delle Scritture. Ora invece è tutto chiaro al loro spirito e possono correre ad annunziarlo ai fratelli.
Ma a Gerusalemme il Signore si era già manifestato agli Undici e a quanti erano con loro. In loro quindi c’è una conferma più grande, quello che loro hanno vissuto si inserisce in un cammino comunitario di verità, di rivelazione, di comprensione del mistero di Gesù.Il Signore è davvero risorto. Non è stato né vaneggiamento delle donne, né pensiero o suggestione di qualche altro nella comunità. Il Signore è risorto ed è apparso a Simone. Ha una importanza sapere che il Signore comincia da Simone a farsi vedere. Il motivo è assai semplice. Deve essere lui a confermare i suoi fratelli nella fede e deve iniziare proprio con il proclamare loro la risurrezione del Signore.

• Essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Loro ascoltano quanto è avvenuto a Gerusalemme. Poi espongono in lungo e in largo quanto è avvenuto sulla via verso Emmaus ed anche in casa. A loro il Signore non è apparso come è apparso a Simone, a loro si è manifestato con la parola e con l’eucaristia e sono stati loro a riconoscerlo nel gesto dello spezzare il pane. Ci sono due modi per avvicinarsi a Gesù e sono modi da lui scelti e non certamente da noi. Il primo modo è quello di una rivelazione diretta, il secondo è quello di passare attraverso la Parola e l’Eucaristia. È mistero la via scelta da Gesù per manifestare la sua presenza, ma anche è mistero la via attraverso la quale egli vuole che noi riconosciamo la sua presenza in mezzo a noi.
A nessuno spetta scegliere o imporre una via anziché un’altra; è il Signore dall’alto dei cieli che sceglie le modalità per manifestarsi e per rivelarsi ad un’anima. Lui sa di che cosa l’anima ha bisogno e con divina saggezza si manifesta, si rivela, si fa conoscere, si presenta all’anima perché l’anima lo accolga e viva nella legge della più grande fede. Rispettare il mistero e le modalità scelte da Dio per rendersi presente ad un’anima è anche adorazione di Dio, perché lo si adora nella sua santissima volontà.

Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo (Monsignor Costantino Di Bruno)
Ogni uomo possiede dei particolari cliché attraverso i quali pensa di vedere Dio. Questi cliché sono filosofici, metafisici, logici, culturali, religiosi, mistici, ascetici, antropologici. Spesso sono cliché tradizionali, facenti parte di una cultura già collaudata, altre volte vengono continuamente aggiornati. Elia, ad esempio, vedeva Dio nella tempesta, nella lotta, nel combattimento, nello squartamento dei falsi profeti. Il Signore gli insegna che Lui non è in questi suoi cliché. Lui è nella dolcezza, nella misericordia, nel silenzio, nel non chiasso, nel non frastuono. Lui è in un sussurro di una brezza leggera.
Due discepoli del Signore possiedono anch'essi un cliché particolare attraverso il quale poter conoscere il Messia del Signore: la manifestazione della sua gloria. Per essi il Messia di Dio avrebbe dovuto manifestarsi nel tuono, nel terremoto, nel vento gagliardo della rivoluzione contro i nemici del loro popolo. Invece il Signore si manifesta nel sussurro leggero, invisibile, impercettibile, di una pesante croce.
Oggi si presenta sotto il sussurro leggere di una parola che penetra nei loro cuori e li sconvolge. Ma essi non possono riconoscerlo. Il loro cliché non è questo. Per loro l'ordinario più ordinario non manifesta il Signore. Quando riconoscono il Signore? Quando compie il gesto più ordinario di questo mondo: nello spezzare il pane.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aggiornate i nostri cliché.
Spunti di riflessione :

Noi non abbiamo visto né Gesù né coloro che lo hanno visto. Siamo i cristiani della “terza” generazione. La nostra fede è fondata sulla parola dei testimoni. Come le donne e Pietro possiamo benissimo andare pellegrini al sepolcro per trovarlo vuoto. Ma come sperimentarlo Vivente accanto a noi?
- Come leggi, usi ed interpreti la Bibbia? Hai mai sentito ardere il cuore nel leggere e meditare la Parola di Dio? Leggi la Bibbia da solo/a o fai parte di un gruppo biblico?
- Che rapporto ho con la persona di Gesù?
- Quali sono i passi dell'interpretazione della Scrittura seguiti da Gesù, dall'incontro con i due amici per strada fino al ritorno dei due discepoli alla comunità di Gerusalemme?
- Quali sono le somiglianze e quali le differenze tra la situazione dei due discepoli e la nostra situazione attuale? Quali sono oggi i fattori che mettono in crisi la nostra fede e ci causano tristezza?
- In quali punti l'interpretazione fatta da Gesù critica la nostra maniera di leggere la Bibbia ed in quali punti la conferma?
- Gesù mi chiede di diventare credente non incredulo, quale percorso faccio?